Stufo di arrembante interventismo ho cercato e trovato equilibrio e lucidità
Gentile direttore,
le scrivo perché da poco più di un mese sono tornato a essere un assiduo lettore di “Avvenire”. Le mie prime esperienze di lettura del quotidiano attualmente da lei diretto risalgono a più di vent’anni fa quando, appena ragazzino, usavo sfogliare e consultare “Avvenire” per formarmi un’idea del mondo (era l’abbonamento di mio papà che puntualmente mi trovavo in casa). A distanza di tempo, dopo aver letto con cadenza abituale svariati quotidiani italiani di diversa espressione politica ed editoriale, mi sono ritrovato in particolare sintonia con la linea espressa da “Avvenire”; oltretutto, questa mia decisione di leggere quotidianamente “Avvenire” è maturata proprio a ridosso del contesto della guerra in Ucraina. Avevo bisogno di una lettura dei fatti pacata e che adottasse il buon senso, di una proposta comunicativa caratterizzata da equilibrio e puntualità delle analisi, al contrario del clima belligerante che ha invece coinvolto la quasi totalità della nostra stampa e dei media. Ho trovato in “Avvenire” una voce veramente libera, una comunità di giornalisti e analisti di rilievo, in grado di affrontare temi e argomenti difficili e drammatici con la giusta moderazione e la necessaria lucidità. Ritengo che “Avvenire” sia un giornale dai princìpi chiari, un giornale che non insegue la faziosità né il grido arrembante dell’interventismo, un giornale che mi restituisce quotidianamente una lettura limpida dei fatti contribuendo oggi, ancor più che in passato, a formare la mia idea del mondo.
Grazie, gentile e caro lettore. In tutta semplicità grazie. Il suo ritorno ad “Avvenire” ci conferma nell’impegno a essere altezza dei nostri lettori (anche di quelli che non sanno ancora di poterlo essere). Buone letture.