Caro direttore,
colpisce la serenità con la quale Steve Jobs ha vissuto e affrontato la malattia. Fino ad agosto è stato in prima linea nella sua Apple, azienda icona che aveva fondato, dalla quale era stato poi licenziato e che aveva contribuito a far rinascere dopo essere stato richiamato quando questa stava per fallire. E tutti sappiamo cos’è diventata oggi Apple. Credo che la sua idea di tecnologia fosse soprattutto quella di essere utile all’uomo. Il fatto che i suoi prodotti siano facili da utilizzare e molto belli, oltre che utili, penso si possa interpretare come una prova della verità della frase «La bellezza salverà il mondo». È passato alla storia, e anche Avvenire l’ha infatti ricordato, il suo famoso discorso tenuto nel giugno 2005 ai neolaureati dell’Università di Stanford concluso con il l’insolito augurio:«
Stay hungry, stay foolish…» (Siate affamati, siate folli). Questa frase mi ricorda l’augurio rivolto dieci anni prima da don Giussani ai giovani al Meeting di Rimini: «Vi auguro di non essere mai tranquilli…». È stato un genio visionario, ma molto pratico. Chissà, magari oggi sarà festa grande in Paradiso. E allora mi immagino il Buon Dio che accoglie Steve Jobs e gli dice: «Grazie a te ho fatto pace con la mela... Dai tempi di Adamo ed Eva mi dava un po’ da fare...».
Pino Micele, Reggio Emilia