Opinioni

Paesi campani assediati dagli spacciatori. Sradicare la malapianta prima che attecchisca

Maurizio Patriciello giovedì 11 aprile 2013
Ieri la città di Caivano è stata svegliata di soprassalto. Il quartiere periferico denominato 'Parco Verde' è completamente invaso dalla polizia. Strade bloccate, case perquisite, gente intimorita. Bambini terrorizzati. In cielo un elicottero volteggia rumorosamente per ore. Un blitz, anzi, un maxiblitz. È successo che Napoli ha ' blindato' i quartieri periferici dove avveniva il grosso dello spaccio della droga da quando il povero Pasquale Romano venne trucidato per errore sotto la casa della fidanzata a Marianella e dopo l’uccisione di un pregiudicato nel cortile di una scuola materna a Scampia. Ecco che in questi casi il traffico si sposta nei paesi del circondario. Avviene uno spostamento impressionante di uomini e 'roba'. La zona interessata subisce un cambiamento di abitudini repentine, ma non ce la fa a sopportare e 'collassa' su se stessa. I tossicodipendenti che arrivano da tutta la Campania sono tanti. Decisamente troppi, e con le loro 'esigenze'. Hanno fretta. Schiamazzano. Imprecano. Bestemmiano. E i soldi non bastano mai: chiedono, elemosinano, rubano. Nel giro di pochi mesi si arriva all’invivibilità. Le lamentele sono molte, le denunce poche. Omertà? Complicità? Per alcuni certamente. Ma non per la maggior parte dei residenti, i quali tacciono in preda a un comprensibilissima paura. Per se stessi, per i loro figli, per il loro futuro. Convivere gomito a gomito con chi ha fatto del sopruso, della delinquenza, della violenza il suo stile di vita e di sostentamento non è facile. Abitare sullo stesso pianerottolo dello spacciatore è avvilente ed esasperante. La malavita si nutre di illegalità. Ma il controllo dell’osservanza più elementare del vivere civile non compete al singolo cittadino, ma alla pubblica amministrazione. In quale città d’Italia, mi chiedo, è possibile costruire su di un marciapiede senza che i vigili urbani intervengano e multino? Qui è possibile. Perché allora pretendere l’eroismo dalla gente quando è per la negligenza, la pigrizia – e, Dio non voglia, per altri motivi – della pubblica amministrazione che lo scempio avviene? È in momenti come questi che scattano blitz come quello di ieri. Vengono allora divelti paletti, abbattuti muretti, cancellate. Tutto abusivo, illegale. Tutto realizzato per ritardare, impedire l’accesso alle forze dell’ordine. Quanto lavoro. Quanti pericoli. Quanta inutile sofferenza. Se solo ognuno facesse il suo piccolo dovere giorno per giorno. Estirpare l’albero prima che attecchisca. Sradicarlo quando ancora è tenero. Per non ritrovarsi l’elicottero che ti vola in testa e la polizia che ti rovista nei cassetti. Tra l’altro un ben magro 'bottino' produce alla fine questo massiccio schieramento di forze. Lo ripetiamo da anni, senza pretesa di dare lezioni a chicchessia. Al contrario, siamo riconoscenti alle forze dell’ordine che rischiano la vita per difenderci. La loro presenza è un deterrente e un incoraggiamento. Almeno oggi non si spaccia, almeno oggi il mercato è chiuso. I giovani tossicodipendenti ritornano indietro a mani vuote. La verità, però, è che queste manifestazioni di forza lasciano il tempo che trovano. La polizia conosce già tutto: nomi, cognomi, soprannomi, abitudini delle persone coinvolte. Occorre un lavoro intelligente, discreto, continuo. Occorre tenere questi quartieri sotto controllo 24 ore su 24. Occorre tanta pazienza per incastrare gente scaltra che riesce spesso a farla franca. Ma serve soprattutto un’alternativa concreta per coloro – e sono la maggioranza – che volentieri prenderebbero il largo dalla malavita se solo lo Stato tendesse una mano per farli ritornare a vivere da cittadini normali.