Spot che feriscono e controllori che se ne lavano le mani: tocca a noi
Gentile direttore,
sono uno dei tanti che hanno protestato e che protestano per uno spot incentrato sull’Ultima Cena di Cristo promosso dall’azienda assicurativa “Segugio”. Spot che sento e definisco sacrilego. Per questo motivo ho deciso di contattare lo Iap, Istituto preposto alla vigilanza e all’intervento sanzionatorio nei confronti di spot che violano il Codice di autoregolamentazione pubblicitaria che tutela anche la sensibilità religiosa degli utenti (articoli 9 e 10). Tra l’8 settembre e il 6 novembre 2022 ho ripetutamente segnalato lo spot di “Segugio” a quell’Istituto, che ho scoperto essere un classico “baraccone” burocratico all’italiana, che solo in seguito alla mia insistenza si è degnato di rispondere. Trovo, però, che la risposta, firmata dalla Segreteria dello Iap, sia di una insulsaggine scandalosa. Eccola: «Buongiorno, facciamo seguito alla sua segnalazione per informarla che il Comitato di Controllo, pur avendo ritenuto che la comunicazione in questione si ponga ancora nei limiti del consentito dal Codice di Autodisciplina della comunicazione commerciale, ha deliberato di portare comunque all’attenzione dell’inserzionista le preoccupazioni e le sensibilità espresse da alcuni segnalatori. La sequenza narrativa del filmato, che adotta un registro ironico, si snoda infatti su tematiche che convergono con le credenze religiose del pubblico dei credenti, e in particolare un aspetto dello spot che presenta criticità è presente laddove si richiama un momento fondante il credo religioso, ossia la transustanziazione del vino in sangue di Cristo (la richiesta di passare il vino). L’inserzionista, tuttavia, non ha accolto l’invito a una riflessione sull’opportunità di una simile comunicazione, non avendo allo stato fornito alcun riscontro. Il caso è pertanto concluso». Concluso? Ho risposto allo Iap con profonda indignazione. Attendo, direttore, la sua gentile opinione. Grazie.
La mia opinione? Beh, gentile signor Tosti, resta quella che espressi il 14 settembre scorso in risposta alla lettera scritta, sul tema che lei solleva, da un sacerdote siciliano, don Alessandro, che avevo scelto tra le diverse arrivate in redazione per la capacità di sintesi e la pacata fermezza della protesta nei confronti di “Segugio” che – cito da quel testo – «si sta facendo pubblicità televisiva e digitale usando l’episodio dell’Ultima Cena, e facendo interpretare ai vari personaggi – gli “apostoli” e lo stesso “Gesù” – atteggiamenti e ruoli da avventori di un’osteria romana, sino alla conclusione dello spot con una visione d’insieme che riproduce l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci». Fui indotto a visionare quello spot e lo trovai becero e irrispettoso della sensibilità religiosa cristiana, come lo stesso Iap, in sostanza, riconosce nella pilatesca replica alle segnalazioni ricevute che lei condivide con me e con noi tutti. È semplicemente lunare che l’Istituto di autovigilanza pubblicitaria pensi di cavarsela, lavandosene le mani e, in sostanza: lo spot viola le regole e presenta «criticità» evidenti; e tuttavia, poiché l’inserzionista non intende rispondere e risponderne, «il caso è chiuso». Lo scorso settembre la mia breve riflessione s’iniziava con un amaro «C’erano una volta i codici di auto-regolamentazione televisiva e pubblicitaria…». Non lo scrivevo per caso, ma per constatazione. Ovvero per i motivi che hanno spinto lei a sottopormi di nuovo questo comportamento da ignavi: coloro che sanno che cosa sarebbe giusto fare, ma non lo fanno. La mia conclusione è che se lor signori non si regolano, dobbiamo farlo noi. Applicando quel “voto col portafoglio” che significa scegliere bene e solo cose ben fatte. Personalmente cambio canale tv (e su quel tasto del telecomando non torno per un pezzo), ma anche canale radiofonico, ogni volta che mi capitano davanti un programma o uno spot aggressivi, volgari, fastidiosamente irrispettosi. Proprio come questo di “Segugio”. E soprattutto ho deciso di cancellare “Segugio” dalle mie opzioni di consultazione e di acquisto. L’esatto contrario di quel che si propongono di ottenere con le loro réclame. Spero di non essere il solo.