Per aiutare le nazioni in difficoltà. Sospendere i brevetti o concedere le licenze
Gentile direttore,
gli articoli e gli argomentati appelli via via pubblicati sul suo giornale – e in particolare quello del 5 aprile, a firma di Lucia Capuzzi, che ho letto con molto interesse – hanno messo a fuoco il vero motore della richiesta di un equo e globale accesso ai vaccini contro il Covid- 19 e del dibattito sulla questione dei brevetti: le diseguaglianze presenti nel mondo e la povertà dei Paesi a basso reddito ostacola l’accesso a cure sanitarie essenziali, come i farmaci e i vaccini. Sono inaccettabili le differenze tra i Paesi a medio ed alto reddito, in grado di produrre i vaccini e immunizzare la propria popolazione, e le decine e decine di Paesi poveri che non hanno ancora potuto somministrare neppure una dose.
La pandemia in atto ha prepotentemente rivelato una verità assoluta: è necessario che gli Stati superino la dicotomia tra economia e salute, per la salvezza di tutti. Ma questo non è stato finora fatto da nessuno dei “grandi” della Terra che, anzi, si sono arroccati a protezione delle loro Big Pharma. Nessuno mette in discussione che la protezione giuridica dei brevetti sia necessaria, lo è per difendere prodotti originali ed efficaci da eventuali riproduzioni meno sicure e (falsamente) a basso costo. Il brevetto serve proprio a garantire gli standard di affidabilità e a rientrare economicamente dagli ingenti finanziamenti che hanno permesso di ottenere quel determinato prodotto da personale altamente qualificato, oltreché come incentivo alla ricerca come fonte di profitto.
Questa pandemia, però, impone necessariamente di riconsiderare i brevetti in campo sanitario e medico come un bene comune, al quale tutti devono poter accedere per fermare definitivamente il virus a livello globale e non rischiare, come in un circolo vizioso, che dai Paesi non protetti esso torni nuovamente a quelli vaccinati. La cooperazione, anche in questo capitolo della storia mondiale, può mostrarsi ai nostri occhi come la soluzione vincente per uscire da una condizione di paura e incertezza sul futuro, come la chiave di volta per difenderci e salvarci insieme, da quel nemico invisibile che poco più di anno fa ha stravolto la vita in ogni angolo del mondo, scatenando una crisi sanitaria di portata storica e gravando sugli Stati con pesanti ripercussioni sociali ed economiche, del tutto inedite per periodi di pace. Emblematica, in tal senso, è l’esortazione di papa Francesco all’intera comunità internazionale ad agire in nome di un «internazionalismo del vaccino ». Il vaccino deve essere considerato un diritto e non una merce.
Se resterà in mano a pochi privilegiati, il vaccino, il frutto della collaborazione tra la comunità scientifica senza bandiere né confini, rischia anzitutto di trasformarsi nello strumento perfetto per esercitare l’influenza oltre confine a colpi di dosi e attrarre nella propria sfera i Paesi più poveri. Cina e Russia, e la stessa India che pure è ora alle prese con un’ondata impressionante e letale di Covid, non nascondono neppure tale strategia.
Inoltre, come ha dichiarato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, in un’intervista al “Financial Times”, la ripresa economica non dipenderà da strumenti monetari o fiscali, ma solo dalle vaccinazioni. E questo riporta al punto. Alla velocità con cui la comunità scientifica ha dato vita a vaccini sicuri ed efficaci fanno, infatti, da contraltare le difficoltà produttive e gli ormai cronici ritardi nelle consegne delle dosi da parte delle case farmaceutiche. Quale, allora, la via percorribile? Con una mozione a mia prima firma, discussa e votata alla Camera dei deputati, abbiamo impegnato il Governo italiano ad adoperarsi, nelle competenti sedi europee, per consentire la temporanea sospensione dei brevetti dei vaccini contro il Covid- 19, come previsto dall’Accordo Trips nel caso di emergenze di sanità pubblica, corrispondendo un adeguato meccanismo di compensazione per le case farmaceutiche detentrici dei diritti di proprietà intellettuale e permettendo ai Paesi di produrli autonomamente. È quanto chiede a gran voce l’iniziativa dei Cittadini europei “Right to cure. No profit on pandemic”, è quanto proposto da India e Sud Africa all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
Come parlamentari abbiamo anche un altro strumento, che nelle prossime settimane cercherò di attivare per non lasciare nulla di intentato, come membro oltre che della Commissione Affari Sociali anche della Commissione Politiche dell’Unione Europea.
Si tratta di promuovere, nell’ambito delle prerogative del Cosac – la Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell’Unione dei Parlamenti della Ue – una conferenza interparlamentare sul tema specifico di un equo e globale accesso ai vaccini anti Covid-19 e sulla questione dei brevetti per avanzare delle proposte concrete al Consiglio, alla Commissione e al Parlamento europeo, affinché tali Istituzioni affrontino unitariamente la decisione di consentire la temporanea sospensione dei brevetti dei vaccini, ora contro il Covid-19, ma anche per il futuro, in caso di eventuali emergenze di sanità pubblica. Non sappiamo se un accordo in merito alla deroga verrà raggiunto il prossimo 8 giugno in seno al Wto. Ma sappiamo che esiste anche un’altra via percorribile: ovviare alla modesta disponibilità dei vaccini tramite la concessione delle licenze, consentendone la produzione da parte di aziende terze a valle di accordi commerciali con le detentrici dei brevetti. Diventa pertanto fondamentale collaborare con l’industria, individuare impianti da rafforzare o da riconvertire e potenziare le tecnologie, agevolare gli accordi tra i produttori nelle diverse catene di approvvigionamento. La Ue sta conducendo tale azione allo scopo di moltiplicare la produzione dei vaccini, ma è altrettanto importante che essa, nello scacchiere internazionale, giochi un ruolo più incisivo e determinante in un’ottica di rinnovato multilateralismo e di rafforzata cooperazione. Serve una convinta battaglia contro il “nazionalismo vaccinale” e la Ue ha i titoli e il dovere di condurla.
Farmacologa, deputata M5s e presidente Intergruppo parlamentare “Scienza & Salute”