Gentile direttore

fa molto discutere il tema della pedofilia in questo periodo tormentato all’interno della Chiesa e tutti noi ci auguriamo che questa piaga venga debellata perché ha fatto e fa soffrire troppe persone. Nel mio piccolo però vorrei segnalare l’esatto contrario: rimasto orfano all’età di sei anni di entrambi i genitori morti per malattia a distanza di dieci mesi (erano gli anni 60 del Novecento) fui costretto a entrare prima per cinque anni in un Istituto retto da suore per le elementari e poi in un Istituto di sacerdoti per i tre anni dell’attuale scuola media. Posso affermare con sicurezza che mai i miei compagni e io abbiamo avuto il benché minimo sospetto di qualcosa di storto, che potesse essere qualificato come abuso pedofilo. Certo, non mancava il rigore, ma bisogna ammettere che anche noi ragazzini eravamo dei monelli e vedere la suora con una ciabatta, detta all’epoca “pianella”, in mano non era raro... Bisogna anche misurarsi con il tempo: circa 60 anni fa! Altrettanto con i sacerdoti, severità ma anche molta comprensione. Ringrazio tutte e tutti loro per come sono cresciuto, nonostante abbia sempre pensato che Dio è in debito nei miei confronti per avermi tolto i genitori (eravamo 5 fratelli) quando ne avevo ancora tanto bisogno. Una cosa mi ha colpito in un’intervista a un anziano in tv: “Non mi interessa il processo, voglio il risarcimento di quello che è successo 50 anni fa...”. Mi chiedo: saranno davvero tutte vittime tra i denuncianti dopo tanti anni oppure ci possono essere delle deviazioni/furbizie? Certo fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, io faccio parte della foresta cresciuta all’interno dei collegi e all’oratorio, all’ombra del Baobab... come nella canzone resa famosa da Celentano...

Grazie della sua calda e schietta testimonianza, gentile signor Bortolon. Che rende onore a quanti le sono stati accanto come Dio comanda e come è bella e concreta realtà nella nostra Chiesa. Il male esiste e va denunciato e combattuto a fondo, il bene esiste di più.