Opinioni

Tasse, deficit e opinione pubblica. Slogan efficaci per il dissesto

Marco Girardo mercoledì 26 giugno 2019

Siamo arrivati alla resa dei conti finale, dunque. Non la disfida Italia-Europa sulla procedura per debito eccessivo, ma quella tutta interna al governo italiano tra Programmazione neuro linguistica e Programmazione economico finanziaria. La prima, conosciuta come Pnl, è ampiamente utilizzata dalle due anime della maggioranza per guadagnare voti e far presa sul "popolo" o sui "cittadini" a seconda della sfumatura verde o gialla. L’altra, che chiameremo Pef, è un dovere del potere esecutivo per gestire i conti pubblici – i soldi versati dagli italiani sotto forma di imposte e tasse per ricevere in cambio assistenza e servizi – di modo che la ricchezza della Nazione possa crescere e venire quanto più possibile redistribuita con equità. La Pnl ha garantito e garantisce a forze populiste un enorme consenso, perché le soluzioni semplicistiche sono esattamente la chiave del loro fascino, visto che gli elettori non amano pensare che il mondo sia complicato e hanno bisogno di risposte immediate ai loro problemi. La Pef, a cui sta lavorando un "tecnico" come il ministro Giovanni Tria, deve affrontare invece un problema estremamente complesso, per il quale non esistono risposte facili: mettere insieme i soldi per evitare di portare il Paese sull’orlo del default o in alternativa l’Italia fuori dell’euro (default parziale).

Ecco la natura del conflitto. Quello tra le promesse irrealizzabili che assicurano però un enorme dividendo populistico e il senso di responsabilità politica che impone invece scelte anche impopolari. Principio di convenienza contro principio di realtà. Il leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini chiede subito 15 miliardi per la flat tax, il ministro dell’Economia deve trovarne prima 35 per scongiurare la procedura d’infrazione e confezionare una Legge di bilancio 2020 che quanto meno sterilizzi le clausole Iva e garantisca le spese indifferibili. Nient’altro. Uno scontro che si presenta quasi impari nel Paese in cui, fra quelli avanzati, si registra la distanza maggiore tra percezione comune e realtà dei fatti per quel che riguarda la situazione economica, il numero degli immigrati, la condizione demografica e il livello di sicurezza. Attenzione: in base alle leggi della Pnl, come già sperimentato nella presunta emergenza immigrazione e conseguente attacco alle strutture di accoglienza, la strategia di Salvini è coerente. Gli schemi linguistici utilizzati dalla Programmazione neuro linguistica si basano su quelle che Blair Warren, indicando le chiavi della persuasione, identificò come "dipendenze nascoste". Si tratta di bisogni a cui tutti noi inconsciamente rispondiamo. Tre in particolare sono funzionali al discorso del consenso: le persone hanno bisogno di un capro espiatorio, hanno bisogno di avere ragione e di avvertire infine che possono esercitare una qualche forma di controllo. La propaganda deve pertanto centrare, con l’aiuto dei social network, questi bersagli emotivi confezionando slogan semplificatori e soprattutto parzialmente veri: omettendo cioè di proposito le controdeduzioni che renderebbero le tesi propugnate meno salde, perché più sfaccettate e complesse come le verità umane e la realtà stessa in essenza sono. La propaganda su Quota 100 e in parte sul Reddito di cittadinanza è stata costruita seguendo tali princìpi: la povertà sarà sconfitta, i pensionati non dovranno morire sul posto di lavoro e per ogni uscita ci saranno tre nuove assunzioni con un positivo effetto choc su occupazione e crescita. Non è andata esattamente così, tanto che nel Documento di "programmazione economica" il governo ha valutato gli effetti delle due misure sulla crescita 2019 pari a "zero". Anche perché sono state finanziate parzialmente in deficit, chiedendo cioè soldi ai mercati e non certo all’Europa, andando così ad alimentare la spirale perversa "maggior debito pubblico-più oneri per interessi" che ne ha vanificato l’efficacia in termini di spinta al Pil.

Con una virata strategica, quindi, secondo il vicepremier e capo della Lega il nuovo imperativo categorico è abbassare le tasse attraverso una non meglio precisata flat tax. Per le regole della Programmazione neuro linguistica, ancora una volta, uno schema ideale: chi non vorrebbe pagare meno imposte?

Chi non è pronto a sostenere che liberare risorse a imprese e famiglie per far ripartire l’economia non sia la scelta più opportuna ed efficace? Le persone hanno bisogno di avere ragione (è la dipendenza nascosta numero 6). Secondo il leader del Carroccio, la tassa piatta consentirebbe addirittura di ridurre il debito pubblico grazie alla maggior crescita sprigionata. Ciò che si omette in questo caso di ricordare è che se il taglio delle tasse venisse fatto in deficit, chiedendo cioè nuovamente i soldi ai mercati, saremmo punto e a capo, ancora una volta non per colpa di cattive regole europee. La Programmazione economico finanziaria ha poi ampiamente verificato come da un taglio delle imposte senza coperture le persone si aspettano che, prima o poi, le tasse risalgano, magari in altro modo. E invece di spendere iniziano a risparmiare. I 15 miliardi che servirebbero per la flat tax – oltre ai 35 di base per la manovra senza deficit da infrazione – andrebbero quindi almeno coperti con tagli di spesa corrente, che invece quest’anno, anche per sostenere Quota 100 e Reddito di cittadinanza, è destinata ad aumentare, come ha messo nero su bianco sempre il governo nel Def. Analogo discorso per i 7 miliardi necessari al Salario minimo con cui il Movimento 5 Stelle prova a rintuzzare l’offensiva di Programmazione neuro linguistica della Lega. Ma se c’è un tema con cui la Pnl non vuole assolutamente misurarsi – sarebbe un’operazione verità antitetica alle dinamiche del consenso – e la Pef non riesce a realizzare è proprio l’indispensabile revisione della spesa improduttiva. Quella tutt’altro che sussidiaria, ma fatta invece di sprechi e concessioni clientelari. Un bagno di realtà in cui nessuno, proprio nessuno ha il coraggio e men che meno la convenienza politica di immergersi. Ma è di quest’acqua limpida, non di uno specchietto delle ciniche illusioni, che un’Italia sempre più inaridita ha davvero bisogno.