Si chiama
Smart Diaper, il pannolino intelligente, e per ora è un prototipo avanzato, ma sta per essere approvato dalle autorità americane. Non si limita a fare il mestiere tipico di un pannolino, no fa molto di più: esegue l’analisi delle urine, valuta lo stato di idratazione del bambino e permette perfino la diagnosi precoce di diabete. Tutto merito delle strisce reattive inserite nel fluff e di un’applicazione da smartphone che rivela i risultati semplicemente fotografando un quadratino posto sulla superficie esterna del pannolino. Tutte le informazioni vengono registrate sul proprio cellulare e direttamente inviate al pediatra in caso di anomalie. È già data come la nuova frontiera high-tech dei genitori 2.0. Se l’indicazione si limitasse ai bambini a rischio o con presenza di malattie, se ne giustificherebbe l’esistenza. Si tratterebbe di un avanzato mezzo di osservazione di una situazione patologica. Invece ne è previsto un uso esteso. L’approccio high-tech si mette così al servizio delle angosce di adulti spaventati dal reale, di genitori che hanno bisogno di tenere monitorato ogni aspetto della vita del nuovo venuto. Probabilmente quelli che si sono già dotati del dispositivo che rivela se il bimbo sta respirando mentre dorme troveranno, nel super pannolino, un ulteriore conforto sulla strada del controllo. È proprio vero che la vita, quando è vissuta come un insidioso percorso a ostacoli, diventa un bene costantemente sotto minaccia, rispetto al quale sentirsi sprovveduti e inermi.Papà e mamma invece imparano presto a conoscere il proprio bambino, sanno accorgersi precocemente delle alterazioni del suo stato di benessere, a patto che non smettano di confidare sulle loro competenze. Non serve sapere il peso specifico delle urine né essere degli specialisti per capire se un bambino è disidratato, è lui a farci capire che non sta bene. E poi perché mai un bambino correttamente alimentato e in normali condizioni ambientali e di salute dovrebbe disidratarsi a un livello tale da attivare una chiamata urgente dal pediatra? Eppure basta che il marketing crei l’allarme disidratazione perché in molti credano di non poter fare a meno del nuovo miracoloso arnese, anzi
device. Stiamo attenti, potrebbe accadere con i bambini ciò che già sta accadendo alla nostra vita: ci appoggiamo troppo alla tecnologia e perdiamo competenze e facoltà. Quante volte andiamo in giro e affidiamo solo ai pixel delle foto digitali ciò che stiamo vedendo, perdendone spesso il gusto del momento? Quante volte confidiamo nella memoria delle chiavette USB per custodire informazioni che rinunciamo a imparare? Lo sanno bene i ragazzi, per i quali "fare una ricerca" è scaricare dati da Wikipedia e stamparli su un foglio, senza farli propri. Ma c’è di più. Entrare nella logica del controllo esasperato sui figli, fin da neonati, rafforza l’ingenua illusione che davvero si possa prevedere tutto. Per i genitori è una strada pericolosa: parte dal pannolino intelligente, procede con la richiesta delle telecamere all’asilo per monitorare il bimbo su un monitor dall’ufficio, transita dalla consegna precoce del cellulare per verificare dove si trova in tempo reale, arriva al controllo dei messaggi su What’s up e delle conversazioni in Facebook. Sappiamo poi che è il modo migliore per farci riempire di bugie, a volte anche solo difensive di uno spazio proprio, che alimentano in una spirale perversa la necessità del controllo. Il bivio si situa tra controllo e rapporto. I figli non si tengono monitorati, coi figli si parla e soprattutto li si ascolta. Considerarli dei soggetti che hanno qualcosa da dire su di sé e sul mondo, a qualsiasi età, è il modo migliore per conoscerli, per apprezzarne gli aspetti positivi e per aiutarli a correggere quelli negativi. E anche per sapere se stanno bene. Non è il pannolino che deve diventare intelligente, siamo noi.