Il direttore risponde. Sì, il bene non è mai un male
Gentile direttore,
è vero che i numeri indicano che nel 2012 sono stati effettuati 105.968 aborti, con un calo del 4.9% rispetto al 2011 (111.415 casi). Però il tasso di abortività (numero delle Ivg per mille donne in età feconda tra 15-49 anni), l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza all’aborto, nel 2012 è risultato pari a 7,8 per mille donne in età feconda rispetto al 2011 (8,0 per mille) e quindi il calo è molto piccolo. Nonostante questo, ricorre con insistenza l’affermazione, fatta anche da chi non accetta l’aborto che, almeno, la legge 194 venga applicata "bene". Quindi non solo "applicarla", ma "applicarla bene", o addirittura "meglio". Alle orecchie degli abortisti e dei pro-choice le parole "applicarla meglio" non suonano come alle orecchie di un pro-life, anche perché oggi un pro-aborto ha soprattutto in mente un concetto politico dell’aborto. Per lui "applicarla meglio" significa "regolamentarla meglio". Un pro-life invece pensa al nascituro oltre che alla donna. I Centri di aiuto alla Vita italiani hanno salvato bambini dalla legge sull’aborto, non grazie alla legge sull’aborto. Non è – e non sarà – la 194 a salvare i bambini dall’aborto. La legge sull’aborto prevede, e regolamenta, l’aborto di un bimbo. È fatta per questo, non per tutelare la maternità. La maternità da tutelare socialmente avrebbe bisogno di un’altra legge, che non preveda in alcun modo l’aborto. Applicare "bene" e "meglio" la 194 è un grave atto di ostilità per i futuri nascituri.
Gabriele Soliani, Reggio Emilia