La donna «condizione della storia». Sguardo e impegno per famiglia e vita
Caro direttore,
non si può difendere la famiglia senza difendere interamente la vita. Non si può difendere la vita senza difendere la famiglia. Questa evidenza è confermata dall’esperienza dei Centri di aiuto alla Vita: un concepimento casuale conduce facilmente all’aborto; un concepimento in famiglia spesso determina una pace che fa superare le difficoltà eventuali.
Quando Dio creò la donna disse: «Non è bene che l’uomo sia solo», ma certamente non pensava alla solitudine di una coppia, tanto è vero che diede loro una differente capacità generativa e creò così insieme alla donna, la famiglia, la società, la storia: una molteplicità quasi infinita si sentimenti, di aspirazioni, di voci. Storicamente, e principalmente, i movimenti femministi considerano l’uguaglianza come criterio di progresso femminile, mentre io sono tra quanti considerano che la donna è stata posta su un gradino più alto di quello dove si trova l’uomo, perché la donna è la condizione della storia. Inoltre, Dio poteva scegliere tanti altri modi per far comparire nel mondo l’essere umano, invece ha scelto un abbraccio intimo di nove mesi tra la donna e il suo piccolino e ha impresso così il sigillo dell’amore sull’inizio della vita. La donna è portatrice di questo valore in tutta la storia umana. L’uccisione dei più piccoli, poveri e innocenti nel seno materno, e ancora di più la proclamazione di un “diritto di aborto”, contestano il disegno di Dio e le grandi speranze dell’umanità ben espresse e consacrate nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che pone a fondamento di queste stesse speranze il riconoscimento della dignità di ogni essere umano. La grande maggioranza delle donne è madre e, comunque, guarda la maternità come una realizzazione personale. Occorre dunque un nuovo femminismo che dia l’avvio a un nuovo umanesimo, proclamando che ogni figlio concepito è “uno di noi”.
Il convegno internazionale che si sta svolgendo a Verona sarà utile se a tutti, politici e no, indicherà prospettive e azioni concrete comunicando il coraggio, l’entusiasmo e la forza tenace e positiva di impegnarsi per il diritto alla vita. In ogni caso, caro direttore, spero che questi miei pensieri abbiano prima o poi effetti nella società civile.
già magistrato, parlamentare ed europarlamentare
già presidente del Movimento per la Vita italiano