Opinioni

La manager e il prof: troppo lavoro e troppo poco. Settimana breve e maternità brevissima

Nicoletta Martinelli giovedì 3 settembre 2015
 Per migliorare la produttività bisogna lavorare meno: l’ideale – un toccasana per le aziende e un elisir per il fisico e lo spirito dei lavoratori – sarebbe una settimana non breve, ma brevissima, con tre giorni di weekend.  Malgrado non brilli per originalità, la tesi del professor David Spencer, docente di Economia all’università di Leeds, ha conquistato un posto in pagina in molti dei principali periodici britannici, corredata con numeri, dati e citazioni delle più recenti ricerche sul tema.  Lavorare troppo fa male al fisico – ictus, cardiopatie e diabete sono più frequenti tra gli stakanovisti –, fa peggio allo spirito e ci impedisce di dedicarci anche alle altre attività che, insieme al lavoro, danno valore alla vita.  Infine, ma non ultimo, quanto più si lavora tanto meno si rende: gli impiegati esausti e scontenti sono una iattura per la produttività. Dream more, work less si legge nel profilo twitter di Spencer ma, per adesso, la maggior parte di noi dovrà accontentarsi dei sogni – moltissimi, volendo, visto che sono gratis – e continuare a lavorare tanto e sodo.  Se non per passione, per necessità. O per passione e per necessità. Come farà Marissa Meyer che ha annunciato al mondo (con un tweet) di aspettare due gemelle. Ogni volta che sta per diventare mamma, Meyer – amministratore delegato di Yahoo! – finisce in copertina: la prima volta, tre anni fa, quando fu assunta nel suo ruolo direttivo incinta di sei mesi. Sembrò un gran progresso sulla strada dei diritti che invece di essere licenziata – come ancora adesso accade a molte donne che restano incinte – entrasse nell’organico aziendale sfoggiando un bel pancione.  Due settimane dopo il parto era al lavoro. Ma questo non si lesse in nessun titolo. Lo stesso ha intenzione di fare questa volta: «Siccome la mia gravidanza è stata priva di complicazioni e siccome questo è un momento unico per la trasformazione di Yahoo!, intendo prendermi una quantità di tempo limitata e continuare a lavorare ovunque», ha scritto sul suo blog attirandosi critiche feroci. Le hanno dato del 'brutto esempio', accusandola di svalutare il ruolo dei genitori e di affossare anni di battaglie per la conciliazione dei tempi del lavoro con quelli della famiglia. La chiamano 'madre snaturata', 'arrivista', 'drogata di lavoro'. E le rinfacciano di potersi permettere il lusso di molte tate sopraffine.  Ma che mamma è quella che preferisce il lavoro ai suoi bebè? Forse quella che per arrivare lì dov’è ha dovuto lavorare il doppio dei suoi colleghi maschi (non è escluso che, di quelli, fosse anche il doppio intelligente), forse quella che è una tra le donne più influenti del Pianeta (tutti sono sostituibili ma qualcuno lo è meno di altri), forse quella che ha legioni di concorrenti pronti a farle le scarpe (e non conviene lasciare la sedia vuota troppo a lungo).  Mayer torna al lavoro per passione o per necessità? Ardua la sentenza, impietoso puntare il dito accusatore. Fatto sta che, proprio come consiglia il professor Spencer, si prenderà un lungo, lungo weekend. Solo che, lei, lo chiama congedo di maternità...