Serve una riforma generale e organica della Costituzione. Ma ci vuole «clima»
Gentile direttore,
su 'Avvenire' del 6 ottobre 2019, il professor Marco Olivetti, in un suo commento alla cosiddetta riforma costituzionale del taglio dei parlamentari, ancora in corso di approvazione per l’annunciato passaggio referendario confermativo o meno, metteva in luce, tra l’altro, la totale assenza di riflessione sulla cosa più importante del nostro ordinamento: «...il fatto che abbiamo un bicameralismo paritario, Camera e Senato, che nel contesto di un regime parlamentare è unico al mondo, due Camere doppione e fotocopia che fanno la stessa cosa». Io penso che questa scelta, per noi anomala, sia stata fatta dai nostri padri costituenti come protezione della nostra democrazia, nata dopo una lunga e disastrosa dittatura, ma che ora non ha più senso essendosi consolidato il nostro sistema democratico. E se questo taglio dei parlamentari è stato fatto per risparmiare, come mai non si sono diminuiti anche gli eletti a livello regionali? La regione Lombardia ne ha ottanta, con la loro ragguardevole indennità. E quanti sono in tutto il Paese? E che dire dello stuolo di ministri, viceministri e sottosegretari? Non era più ragionevole riprendere in mano la proposta di modifica del governo Renzi, che è stata una importante occasione di approfondimento e confronto, anche per i contrari? Almeno aveva il merito di essere una revisione generale e organica della nostra Costituzione, e a partire da quel testo si potevano formulare le opportune modifiche.
Angelo Guzzon, Cernusco Lombardone (Lc)L’esigenza che lei sottolinea – «una revisione generale e organica della nostra Costituzione» – è reale. E sarebbe sacrosanta. Che la parte ordinamentale della Carta del 1948, non quella che fissa i cardini valoriali del grande patto civile degli italiani che fonda la Repubblica, meriti una lungimirante riorganizzazione e un ben calibrato riequilibrio lo sosteniamo da tempo su queste pagine, e anch’io mi sono speso spesso in prima persona sulla questione che si pone anche a causa delle piccole e grandi manomissioni di quel testo operate nell’ultimo quarto di secolo. Ma francamente non so dirle chi avrà il coraggio di metterci mano dopo i fallimenti referendari delle riforme proposte e approvate dalle Camere nel corso dell’ultimo quarto di secolo. Anche perché c’è una precondizione essenziale: la disponibilità di pressoché tutte le forze politico-parlamentari a lavorare insieme e una almeno decorosa relazione tra i leader di partiti e movimenti. Il clima (e il lessico politico, e lo stile) di oggi non è purtroppo l’ideale, anzi in troppi casi è lontano persino da un pur minimo rispetto reciproco e per le Istituzioni...