Il direttore risponde. Sotto zero: chi aiuta i senzatetto?
Giada M. Milano
Lo faccia, gentile signora: esca di casa, vada a vedere davvero, vada a fare qualcosa contro la terribile e assurda ingiustizia delle morti di freddo nell’Italia del 2010. Scoprirà che con i barboni ci sono volontari e preti, che c’è gente di Dio e di buona umanità che dà un po’ della propria vita per gli altri. Scoprirà che c’è chi offre ai senzatetto da mangiare e da bere, chi dà loro – ogni giorno, ogni notte – da lavarsi e un tetto o almeno una coperta per dormire. Si renderà conto che c’è chi li va a cercare, e non per "salvarli" ma, con rispetto, per tendere loro la mano, per ascoltarli, per conoscerli e riconoscerli, per tributare loro la considerazione che ogni uomo e ogni donna merita e attende. E che non si stanca, anche se non basta mai. Anche se c’è sempre qualcuno che dice "no" e fugge persino da se stesso e si perde o viene ghermito dal gelo o dalla disperazione.Dunque, cara signora, se davvero sente la voglia – e ha la forza e il tempo – di fare anche lei qualcosa che lasci il segno e cambi la vita di coloro che vivono ai margini della nostra opulenza e della nostra noncuranza, vada davvero. Ma lasci a casa la bisaccia dei luoghi comuni. E non coinvolga i suoi bambini, ancora troppo piccoli per accompagnarla, ma abbastanza grandi per capire che la mamma è uscita per qualcosa di importante. Poi, di ritorno, se vuole, si fermi un momento in una delle chiese di Milano, o proprio nella chiesa madre, il Duomo. Magari anche a lei sarà venuto da dire "grazie" per chi ha incontrato e per ciò che ha fatto. E magari capirà perché è da una chiesa che muovono ed è in una chiesa che tornano a "ricaricarsi" la maggior parte degli uomini e delle donne che spezzano un po’ della loro vita tra persone spezzate e sprezzate dai più.Ma vuole che le dica la verità? Io credo che lei tutto questo lo sappia già. E credo anche che lei sia una buona mamma. Stia vicina ai suoi bambini, allora. Continui a farli crescere bene, li aiuti a formarsi occhi liberi e profondi, costruisca per loro – come forse solo le madri sanno fare – le basi di una fede serena e forte, e insegni che l’indignazione è spesso una virtù, ma il cristiano si sforza di praticare soprattutto la pazienza e la tenerezza di chi si china sulla vita e sa inchinarsi alla sua bellezza e al suo mistero. A me, gentile signora Giada, questa tenerezza e questa pazienza l’hanno insegnata i miei genitori e tanti sacerdoti che ho incontrato: uomini di Dio capaci di fare delle loro giorni preghiera, esempio e gesto. (mt)