Che sia un Presidente amante del bello. Del Belpaese. Del belvedere. Che sia un presidente che si commuove per l’opera di un minore del ’400, o per quella di uno scalpellino senza nome su una delle facciate delle nostre meravigliose cattedrali. Uno a cui tremano i polsi a pensare che gli è dato in sorte di rappresentare la terra di Dante, di Petrarca, di Michelangelo, di Caravaggio, di Monteverdi, di Leopardi, di Manzoni, di Ungaretti. E di mille, mille artisti e creatori di bellezza che sono la faccia e il cuore d’Italia nel mondo. Uno che non si senta troppo bene, troppo tranquillo, a dover essere chiamato Presidente del posto dove è nato Virgilio, e Galileo, e Leonardo, e Goldoni, e Tintoretto, e Antonello da Messina... Insomma, un Presidente per così dire saldo nelle convinzioni, che sappia il peso e il valore delle nostre Istituzioni, eppure sgomento, sopraffatto, uno che portando con sé addosso questa bellezza drammatica e meravigliosa senta un tremare dentro, un accento che non permette alle parole di essere mai vuota retorica. Un Presidente che si senta un po’ mancare la terra sotto i piedi (e non però il cielo sulla testa) sapendo di essere il punto espressivo di una terra che ha dato i natali a San Francesco, a San Tommaso, a Santa Caterina, a don Bosco... e a tanti campioni del bene, della bellezza del bene. E non solo del passato ma anche nel presente.Questa è la terra dove è nata l’Università. Una terra il cui nome fin dalla antichità risuonava come luogo magico. Perché l’Italia è un posto segnato da questo destino. Chi dice Italia nel mondo, dice gusto. E, mi raccomando Signor Presidente, non solo gusto per la pasta o il salame piccante o per un buon rosso. Certo, anche per questi frutti di duro lavoro e di perizia. Non è un caso che da una storia segnata dalla bellezza sono nate le grandi imprese nel campo della moda e del design o un modo di intendere la cucina sposata alla fantasia. Ma appunto, in Italia uomini da tutto il mondo vengono da sempre per riscoprire che la vita non consiste solo in quel che mangi, ma soprattutto in quel che ammiri.I cercatori di bellezza e di infinito hanno sempre sentito l’Italia come patria. Patria per viandanti, esuli, e cercatori del bello che fa lo spirito più forte e quindi il corpo più pronto. Un posto che è anche una dimensione dell’anima umana. E che è la dimensione– quella che ci rende ammiratori del bello – che funziona potentemente come invito a creare condizioni migliori di vita per tutti. Per questo tenere i ragazzi in brutte scuole è un incentivo al disimpegno, e alla malora. Non a caso la parola "belvedere" è passata dalla nostra in tutte le lingue a definire la vista di un panorama che rinfranca. E il lessico delle arti è spesso italiano. Noi siamo stati e possiamo ancora essere la patria del Belvedere.Io spero che al nuovo Presidente tremino le vene ai polsi vedendo la meraviglia e notando lo scempio o l’incuria di questa che è la vera identità italiana, al di là delle sempre approssimative situazioni politiche che cercano di governare questa genìa un po’ anarchica e particolare. Del resto, la bellezza d’Italia si deve storicamente a un fenomeno di "gara" effettuata tra luoghi, città, comuni, signorie, zone, per far valere il proprio talento e la propria forza nella bellezza di opere, monumenti, creazioni dell’ingegno capaci di movimentare, commuovere e ferire il cuore e la mente di tutti. Firenze, Urbino, Venezia, Ferrara, Mantova, Lecce, Palermo, e via via per paesi minuscoli, scrigni di grandi tesori, fino a lei, Roma, la città di ogni contraddizione è di ogni bellezza. Noi siamo questo nel mondo e questo è quel che il mondo ci chiede. Specie in un’epoca in cui la crisi economica ha chiesto a tutti di fare rotta sulle cose essenziali dell’esistenza. Al Presidente dovrà mancare il respiro – o, meglio, il Presidente dovrà prendere il fiato, e idee e orientamento – nel guardare questo sterminato tesoro. Con tutto il rispetto per gli altri Presidenti del mondo, questo è un privilegio, è una responsabilità unica.In questi giorni molti han parlato – a proposito e a sproposito – di tante cose, delle Istituzioni, dei patti, dei voti... Io spero solo che il Presidente sia un uomo a cui trema il cuore e la cui mente si infervora per questa responsabilità. Sappia che così avrà sempre a fianco la simpatia e la collaborazione degli artisti italiani.