Adesso qualcuno dovrà avere l’umiltà di chiedere scusa, riconoscendo errori gravi di valutazione, eccessi di emotività, sordità alle ragioni forse difficili ma scientificamente inoppugnabili che molti sin dall’inizio di questa tristissima vicenda gli andavano esponendo, inascoltati. Le famiglie dei pazienti – spesso bambini – colpiti da malattie sinora incurabili, e che si erano aggrappati in totale buona fede alla zattera apparentemente offerta da Stamina con la sua sedicente terapia, non avevano fatto altro che fidarsi di trasmissioni tv, opinionisti sentenziosi e parlamentari (di quasi tutti gli schieramenti) che avevano fatto loro credere di essere vittime di un’ingiustizia. Se lo Stato, attraverso il veto opposto dall’Agenzia del farmaco, impediva loro di accedere alla somministrazione del discusso metodo bisognava protestare, rivolgersi ai tribunali, scuotere la politica: perché ciascuno ha diritto a curarsi (o non curarsi) come ritiene più opportuno. Quel buio della ragione, dal quale solo oggi si riemerge, sortisce l’effetto di precipitare nell’angoscia chi aveva sperato in un metodo di cura che secondo la scienza non è nient’altro che un’illusione. Sì, chiedere perdono per questa crudele sofferenza supplementare è davvero il minimo.