Gli ultimi indicatori demografici dell’Istat ci hanno consegnato la fotografia di un’Italia un po’ più incanutita. Un Paese con un’età media di 43,3 anni, una popolazione di anziani superiore al 20% e una platea di minorenni ridotta al 16%. Dati che hanno risvolti diretti anche sul prossimo voto amministrativo. In particolare per il rischio di vedere sempre più trascurati gli interessi dei giovani a favore invece della difesa delle prerogative delle generazioni più anziane.Prima ancora che politica, infatti, la questione è sociale, matematica, e bastano poche cifre a descriverla. Se si esclude la popolazione straniera residente – per il 70% al di sotto dei 40 anni, ma al momento priva del diritto di voto – l’età media degli italiani risulta in realtà di 44,2 anni. La conseguenza è che sale in misura ancora maggiore l’età media dell’elettore, che ha ormai quasi raggiunto la soglia dei 50 anni. Le prospettive per il futuro sono di una crescita sempre più accentuata: l’età media supererà i 53 anni entro il 2027 e raggiungerà i 56 anni prima del 2050. Ma già adesso sono impressionanti i dati relativi ad alcune città come Bologna. Secondo uno studio svolto dal Comune, l’elettore felsineo ha un’età media di 54 anni, gli iscritti alle liste elettorali con più di 64 anni sono un terzo e gli ultraottantenni superano l’11%, mentre i giovani dai 18 ai 30 anni rappresentano appena il 10% dei votanti.Assai significativa è anche l’età dell’"elettore mediano", cioè della classe di età maggiormente numerosa. A livello nazionale oggi si colloca poco al di sopra dei 47 anni ed è destinata a toccare i 54 anni nel 2027. La generazione dei baby boomers, i nati nei (mitici) Anni 60, insomma, tiene saldamente nelle proprie mani il potere di rappresentanza. E continuerà a farlo per parecchio tempo, a causa del calo delle nascite intervenuto dagli anni 80 in poi. Se infatti negli anni 90 i giovani tra i 18 e i 35 anni (15 milioni di persone) erano un terzo dell’elettorato, oggi arrivano a malapena a un quarto (12 milioni) ed entro 10 anni saranno ridotti a un quinto (10 milioni). È chiaro che in una tale situazione il peso degli interessi specifici dei giovani rischia di diventare sempre più leggero e aleatorio e, allo stesso tempo, coloro che si candidano saranno portati a impegnarsi su temi in grado di colpire maggiormente l’immaginario politico delle persone di mezza età e, progressimante, a rispondere ai bisogni dei più anziani. Semplificando, l’enfasi cadrà fatalmente più sulle pensioni che sugli aiuti ai precari, sulla sanità che non sulle case per le giovani coppie, sulle politiche per la sicurezza piuttosto che sull’investimento nella scuola. Il nostro voto, infatti, oltre che su alcuni pilastri valoriali, si basa soprattutto sulla proiezione che facciamo di noi stessi nel futuro, le relative aspettative e soprattutto le paure.Negli anni scorsi, proprio per cercare di riequilibrare il peso elettorale delle generazioni, erano state avanzate alcune proposte come l’abbassamento a 16 anni del limite per l’elettorato attivo o, ipotesi ancora più suggestiva, quella di assegnare ai genitori il diritto di voto anche in rappresentanza dei figli minori. Al di là delle difficoltà di applicazione, però, si tratta di misure utili ma non risolutive proprio per il numero esiguo degli adolescenti italiani.Tutto è perduto, allora, per le nuove generazioni in questa e nelle prossime tornate elettorali? I loro bisogni e i loro interessi non riusciranno mai a fare massa critica per pesare nella rappresentanza politica? No, perché l’innalzarsi dell’età media dell’elettore almeno un vantaggio lo comporta: quello di riguardare in gran parte padri e madri di ragazzi che stanno affacciandosi all’età adulta, con i problemi di studio, di lavoro, di vita, che oggi questo passaggio d’età implica. Ciò che insomma può in qualche modo salvare i giovani di oggi, e soprattutto di domani, è uno sguardo da genitore, più che da singolo elettore, quando si tratta di depositare la scheda nell’urna. Più famiglia, più solidarietà, più equilibrio sociale. La classe politica farebbe bene a pensarci.