Tragedia di Ercolano. Se a morire fosse la retorica della difesa sempre legittima?
La tragedia di Ercolano ha fatto due vittime innocenti. Speriamo che possa farne una terza. Che però è molto meno innocente. Ed è tempo venga messa a tacere per sempre. I primi due morti sono Giuseppe Fusella, 26 anni, e Tullio Pagliaro, 27 anni, ammazzati a colpi di pistola a Ercolano (Napoli) da un autotrasportatore di 53 anni, Vincenzo Palumbo, che li aveva presi per ladri.
Una vicenda che ha suscitato dolore e scandalo. Ma c’è una terza morte che si augurano quanti credono in una convivenza dove 'pace e giustizia si baceranno', e per costruirla agiscono e lottano. È la morte di quella scellerata retorica per cui 'la difesa è sempre legittima'. Una retorica che affonda le radici nell’insicurezza – reale e percepita – di tanta parte della società italiana, ma che è stata deliberatamente coltivata da ampi settori della classe politica e dei nuovi e vecchi media. Fino a generare un’atmosfera velenosa. E frutti letali.
Le indagini stanno svelando il contorno di questa tragedia. I due studenti di Portici erano incensurati. E, ha reso noto la Procura di Napoli, «non avevano armi da fuoco né strumenti atti allo scasso o per agire a volto coperto. Nessun elemento acquisito permette di ipotizzare che le vittime si trovassero » davanti alla villetta di Palumbo «per commettere furti o altro genere di reati contro il patrimonio o la persona». Ciò nonostante, Palumbo li ha presi per ladri. E ha sparato. Ben undici colpi, cinque dei quali hanno raggiunto l’auto con i due ragazzi a bordo.
La dinamica dei fatti, alla luce degli «esiti documentati dell’indagine», prosegue la nota della Procura, «appare rivelare una condotta intenzionalmente e senza giustificazione rivolta a cagionare la morte violenta dei giovani». Di fronte a queste prime risultanze, l’esecrazione per l’uccisione di Giuseppe e Tullio è stata generale e condivisa. Ma dolore e scandalo sarebbero stati egualmente unanimi se fosse, invece, accaduto che le due vittime fossero risultati ladri in azione, o persone che per tali potevano essere verosimilmente scambiate? Ecco il punto. Se sei un ladro e ti colgo sul fatto, ho il diritto- dovere di spararti? O di ucciderti? Se sei un ladro, la tua vita vale meno del bene che stai rubando a me o ad altri? C’è un pezzo di Italia che sembra pronto a dire sì.
C’è un pezzo d’Italia che crede, appunto, alla retorica della 'difesa' che è 'sempre legittima'. C’è un pezzo d’Italia che crede nella sicurezza 'fai da te', dove il privato cittadino, fosse anche un legale detentore di armi (com’era Palumbo: e si dovrà riflettere sul fatto che tante violenze nel nostro Paese siano commesse da legali detentori di armi), si sostituisce al poliziotto e al giudice, e in tempo reale fa le indagini, emette la sentenza ed esegue la condanna.
C’è un pezzo d’Italia che la pensa così, anche grazie a una propaganda martellante. Quel pezzo d’Italia non va lasciato solo. Non va abbandonato ai piazzisti della paura, della violenza, della morte. Va invece ascoltato, educato, portato alle ragioni, alla cultura, allo stile della vita. Chissà che la tragedia di Ercolano non aiuti a seminare dubbi nelle persone e negli ambienti contagiati da quella retorica. Chissà che la 'morte per errore' di Giuseppe e Tullio non ci insegni che l’errore non sta nel fatto che sono stati uccisi due innocenti, ma che nessuno è mai abbastanza colpevole da meritare di essere ammazzato. Nella ragione o nel torto, direbbe don Mazzolari, «tu non uccidere ». Mai.