Corte dei Conti. Scuola, burocrazia che stritola
Ancora prima avevamo documentato, con un’inchiesta a puntate, il freno che quel sistema rappresenta per lo sviluppo economico del Paese, quando rallenta, lascia arenare o vanifica legittimi provvedimenti del legislatore. Non è mai bello autocitarsi, ma talvolta è necessario perché una vicenda apparentemente incredibile (la raccontiamo a pagina 11) ci offre lo spunto per proseguire il ragionamento e denunciare un’altra tipologia di danno che l’eccesso di burocrazia può arrecare al Paese su due fronti vitali: la libertà dei genitori di scegliere la scuola che ritengono migliore per i propri figli; il diritto di esistere degli istituti paritari, che insieme a quelli statali e comunali garantiscono il servizio pubblico dell’istruzione. Ma che non hanno ancora avuto i 223 milioni destinati loro per il 2013 a causa della decisione di un dirigente del Tesoro che (ci dicono per la prima volta) ha inviato la pratica alla Corte dei conti per una verifica non obbligatoria.
Da lì le carte non sono ancora tornate, con ricadute pratiche che tutti possono immaginare, soprattutto in un periodo di crisi economica nera, con le scuole paritarie alle prese con una notevole contrazione delle risorse. Di fronte a un tale eccesso di zelo da parte di un 'colletto bianco', che sollecita un parere contabile non richiesto, risulta difficile, tra l’altro, non cedere alla tentazione di pensare a un facile alibi per mascherare motivazioni intimamente ideologiche. Sia come sia, visto che il governo nel frattempo è cambiato, ecco l’occasione per invitare il neopremier Matteo Renzi (e Marianna Madia, giovane ministro della Pubblica amministrazione e della Semplificazione) a inserire ai primi posti della sua ambiziosa tabella di marcia riformatrice il disboscamento di questa giungla di incarichi, di competenze e di scartoffie. C’erano già tanti ottimi motivi per farlo. Se ne sono aggiunti 223 milioni.