L'urgenza. Sanità italiana da rifondare prima che sia troppo tardi
Caro direttore,
le questioni bioetiche sollevate dal cambiamento culturale sui temi della salute e della cura si concentrano abitualmente su inizio e fine vita, ma sono comunque presenti nell’attività clinica ordinaria, solo meno spinose, e interpretate dalle figure sanitarie secondo competenze, responsabilità e sensibilità personali. Le problematiche sono universali, ma hanno una specifica valenza nell’ambito del Servizio sanitario nazionale (Ssn) per le evidenti ricadute di salute pubblica, governo della spesa, equità e tutela delle fasce più deboli della popolazione.
Da qualche anno le riflessioni e le provocazioni oneste e appassionate del professor Silvio Garattini sul Ssn, ospitate ancora una volta su 'Avvenire' del 14/1, forniscono indicazioni concrete e ampiamente condivisibili su un cambiamento di rotta ineludibile. Una reale necessità avvertita chiaramente da quanti operano al suo interno, chiamati a governare nuovi bisogni e criticità organizzative, rassegnati e demotivati per l’immensa mole di compiti extra-clinici, aggravati dalla gestione pandemica. Le annunciate riforme strutturali, sostenute dall’avvento di nuove risorse economiche, non vengono infatti decifrate con chi le vive quotidianamente sul campo e quindi vissute senza una partecipazione condivisa.
Lo scenario è preoccupante per il diffuso malessere di un corpo sanitario provato nell’anima, oltre alla drammatica carenza numerica e di 'vocazioni' nel Ssn e che tuttavia non appare grazie all’impegno e responsabilità di molti. Stupisce dunque il silenzio nel dibattito pubblico nonostante si constati necessità e qualità di una sanità pubblica, che viene pretesa efficiente e 'gratuita' anche da chi si può permettere le cure nel privato. Dietro le critiche a un sistema inadeguato e incapace di gestire una moderna visione della salute, specialmente rivolte alla medicina di famiglia, covano infatti interessi del vasto e crescente 'mercato della salute' interessato a coprire disservizi e attese del Ssn.
Occorre fare chiarezza mettendo al primo posto il miglior interesse del paziente accanto al rispetto delle competenze cliniche degli operatori, essi stessi bisognosi di cure e obbligati a ripensare identità e presenze nuove, umanizzando l’intera organizzazione dei servizi, garantendo tutela e diritti delle persone. La posta in gioco è davvero alta prima del collasso di un sistema che, come ci ricordava il cardinal Carlo Maria Martini vent’anni fa, deve essere impostato come «servizio, in grado di rispondere a un dovere di giustizia e civiltà, armonizzando criteri gestionali aziendalistici con il dovere di protezione delle persone più fragili ». È dunque urgente suscitare un dibattito pubblico fra interlocutori sensibili (Istituzioni, Ordini, Associazioni, Atenei), grazie anche ad 'Avvenire' per rifondare un servizio sanitario che interpreti attese e doveri del medico d’oggi.
Presidente Associazione medici cattolici italiani (Amci) di Milano