Opinioni

Il direttore risponde. «Sacrificati» e in allerta. Ma tenaci

giovedì 3 novembre 2011
Caro direttore,
cosa ce ne facciamo di un governo che invece di guidare il Paese deve essere spinto, tirato, forzato anche a calci a fare quelle cose che ormai tutti hanno deciso di sopportare? A una mia lettera che seguiva l’intervento del professor Asor Rosa (Forum, 24 settembre), lei mi rispose: rassegnati mai, democratici sempre. Alla luce di quanto sta avvenendo in questi ultimi giorni, non le sembra che, talvolta, la democrazia può trasformarsi in una remora che non ci possiamo permettere? Pensa che alle prossime elezioni qualcuno ricorderà i nomi di tutti quei parlamentari e dintorni che per salvaguardare il proprio tornaconto hanno trascinato il nostro Paese ben oltre il fatidico orlo del baratro per uscire dal quale dovremo versare le più classiche lacrime e sangue? Facciamoci gli auguri a vicenda. Democratico sempre, ma sempre in allerta.
Sandro Bertoni
Cominciamo ad allenare con più lena la memoria, caro signor Bertoni (distinguendo, anche quando parliamo di politici, il grano dal loglio... Non tutti badano solo al «tornaconto»). E continuiamo tenacemente a premere perché le dosi d’urto di sacrifici che ci sono già state somministrate, e quelle che verranno, siano accompagnate da una nuova legge elettorale che ci restituisca il potere di scegliere non solo i partiti e le alleanze, ma anche gli uomini e le donne che ci rappresentano. E poi, ovviamente, facciamoci tutti i possibili auguri. Ne abbiamo bisogno.