Il ministro Brunetta ha rilasciato nei giorni scorsi un’intervista sul Sud che ha provocato un coro di reazioni. Tra l’altro ha affermato: «Se non avessimo la Calabria, la conurbazione Napoli-Caserta, un cancro etico e morale, o meglio se queste zone avessero gli stessi standard del resto del Paese, l’Italia sarebbe il primo Paese in Europa». Immediate sono giunte le reazione di politici e intellettuali campani, punti sul vivo.Le parole pesano come macigni e quelle di Brunetta ci hanno fatto molto male. Nonostante ciò, occorre dire onestamente che il ministro ha detto il vero. Sono meridionale anch’io, parroco in un paese in provincia di Napoli e ai confini con Caserta. Amo la mia terra come se fosse mia mamma e non permetterei a nessuno di insultarla o vituperarla. Non credo, però, che il ministro volesse offenderci; credo, invece, che intendesse fare un’analisi spietata e dolorosa, della situazione.In Campania vivere onestamente, educatamente, civilmente è un’impresa. Non è vero – almeno non per tutti –, che si sta bene. Qui da noi le persone perbene soffrono più che altrove. Il lavoro scarseggia anche per i più volenterosi e quando si trova, sovente è "in nero", a rischio e sottopagato. Pur di portare qualcosa a casa, gli onesti lavoratori sono disposti a troppo, quasi a tutto, anche a rischiare la vita, come è accaduto in questi giorni a tre operai a Capua. La camorra è una gramigna presente ovunque. Un vero cancro che non si riesce a estirpare perché mai si arriva alla radice. Più perniciosa ancora è la microdelinquenza. Giovanissimi spietati e senza scrupoli, bulli semianalfabeti, sempre alla ricerca della vittima più indifesa.In Campania tutto si paga due volte, a cominciare dalle tasse. Il "pizzo" è il più esoso e mortificante balzello imposto, illegalmente, da meridionali ai loro stessi fratelli. Lo scandalo vero non consiste nel gridarle queste cose, ma nella rassegnazione omertosa. La camorra è un doppio cappio al collo per chiunque: dalla casalinga all’imprenditore; dal laureato al neonato.L’attenzione per l’ambiente in questa regione bella e triste, lascia a desiderare. Le nostre campagne sono state avvelenate da quintali di rifiuti tossici; ai margini delle strade a scorrimento veloce giacciono, da mesi, immondizie di ogni tipo. Cumuli enormi di pneumatici bruciano in continuazione in questa che è stata chiamata "La terra del fuoco". Con la complicità, purtroppo di fratelli rom, insieme ai copertoni, i farabutti, bruciano anche le vecchie tegole di eternit all’amianto. E lo fanno sotto gli occhi di tutti, anche dei politici locali e delle forze dell’ordine. A Villa di Briano (nel Casertano) sorge un antichissimo santuario dedicato alla Madonna con affreschi del X e XIII secolo. Un incanto, incastonato, fino a pochi decenni or sono, nel verde della campagna aversana. Oggi è immerso in un immondezzaio a cielo aperto. Il litorale domizio – chilometri di spiaggia che corre verso il Lazio e che avrebbe potuto gareggiare con la riviera romagnola –, è diventato terra di tutti e di nessuno. Gli immigrati di colore con e senza permesso di soggiorno non si contano, così come le prostitute straniere, spesso schiave e minorenni. Da queste parti è consigliabile non fare il bagno: i depuratori funzionano male e a singhiozzo, sprigionando un fetore nauseabondo che invade le nostre case e le nostre vite.A Napoli, il cardinale Sepe ha donato a 400 bambini poveri l’indispensabile per andare a scuola. È consolante vedere la Chiesa sempre in prima linea. Ma, ancora una volta, è solo la Chiesa a farsi davvero carico dei poveri.No, non posso scandalizzarmi leggendo le parole del ministro. Gli chiedo, invece, che dopo la sua, impietosa diagnosi, non lasci il paziente incustodito e faccia anch’egli la sua parte fino in fondo per fargli ritrovare lo stato di salute antico.