Ronaldo alla Juventus / 2. I milioni per il campione e quei milioni di poveri
Dunque, facciamo banalmente due conti. Cristiano Ronaldo, neo acquisto della Juventus, guadagnerà in Italia 30 milioni netti di euro all’anno. Per quattro anni. Totale 120 milioni netti. Ora, 30 milioni sono più o meno quanto il presidente della Camera, Roberto Fico, ha annunciato di voler risparmiare annualmente tagliando i vituperati vitalizi degli ex parlamentari della Repubblica. Con la piccola, quasi insignificante, differenza che quando si parlava dei vitalizi gli "indignati speciali" da social network si sprecavano («giusto», «basta con i privilegi», «è immorale», «quei soldi dateli ai 5 milioni di poveri italiani»), mentre per l’ingaggio di Ronaldo non è dato vedere – almeno finora – la stessa reazione.
Anzi i tifosi juventini sono – giustamente dal loro punto di vista – in festa, le file per acquistare la maglia bianconera con il 7 sulle spalle hanno mandato in tilt i negozi della Vecchia Signora e fior di commentatori ci hanno spiegato come e qualmente quell’acquisto farà bene al movimento calcistico italiano, dopo anni di vacche magre e fuga di campioni all’estero. Tutto vero, tutto giusto. In fondo quelli della Juventus sono capitali privati e nell’economia di mercato ogni azienda decide liberamente come spendere i propri soldi. Ma allo stesso tempo è anche lecito chiedersi: di fronte a cifre così mostruose – anche in relazione ai lauti guadagni di altri top players del nostro campionato (Dybala viaggia sui 7,5 milioni all’anno, Icardi dovrebbe arrivare a 8 con il rinnovo, Bonucci 6,5) – dov’è finito l’esercito degli "indignati speciali" di cui sopra? Eppure i 5 milioni di poveri sono sempre lì, i disoccupati pure. E non accenna certo a diminuire la "fame" di reddito di cittadinanza, che secondo alcuni politologi avrebbe contribuito a portare il Movimento 5 Stelle al 32 per cento alle elezioni del 4 marzo scorso, anche grazie al plebiscito in suo favore delle regioni meridionali, dove i tifosi juventini (ma è solo una fortuita coincidenza, per carità) sono in larga maggioranza. Niente, di indignazione poche tracce.
Facebook e Twitter sono sì pieni di sfottò da bar sport tra sostenitori delle opposte fazioni (juventini da una parte, resto del mondo dall’altra), ma elementi di una sia pur minima riflessione sulla evidente sproporzione di certe cifre rispetto alla vita normale di milioni di uomini e donne (non solo dei poveri, ma anche del cosiddetto ceto medio), non se trovano così facilmente. Si dirà: bando ai moralismi – questi sì – da quattro soldi. E in effetti nessuno vuole qui scomodare le impegnative categorie di moralità/immoralità a commento della vicenda. Più utile, pensiamo, sia segnalare il diverso metro di giudizio di chi si straccia le vesti o meno a seconda della categoria da colpire. Dagli alla "casta" dei politici brutti, sporchi e cattivi (che non sono certo esenti da colpe).
Tutto va bene invece quando si tratta dei moderni dei del calcio. E chi se ne importa se alcuni li usano come armi di distrazione di massa sul modello del panem et circenses degli antichi imperatori romani. Soprattutto chi se ne importa del grido di dolore di tanti poveri, delle sorti dei richiedenti asilo per i quali Salvini (con il plauso di molti) dice che 35 euro al giorno (non a loro, sia chiaro, ma di spesa complessiva massima) sono troppi. E chi se ne importa anche dello sciopero proclamato dagli operai della Fca di Melfi (che con la Juventus condivide lo stesso azionista di maggioranza, Exor) dopo che sono stati appena annunciati 1.640 esuberi. Posto che – fanno notare – un operaio guadagna in media 18.300 euro netti all’anno, sapete quanti operai ci vogliono per arrivare ai famosi 30 milioni di Ronaldo? 1.640. Appunto. Indignati speciali (meglio se del Sud, terra a maggioranza juventina e di plebiscito per il M5s), dove siete?
LEGGI ANCHE
Se il calcio è un mercato c'è una logica industriale di Riccardo Maccioni