Alluvione. Romagna mia, così bella e fragile: ora meriti che ci si curi davvero di te
Dopo la nuova alluvione è necessario mettersi in ascolto della gente Acqua, acqua e ancora acqua. Piogge torrenziali che da martedì 17 hanno colpito per giorni città, riviera, campagne e vallate. E così la Romagna è ripiombata nell’incubo alluvione. Ora ci si rimbocca le maniche e si aiutano la ripresa e le persone in difficoltà. Con sgomento i romagnoli hanno visto che non è bastata la lezione dello scorso anno, di quell’alluvione che a maggio 2023 flagellò questa terra. Hanno anche capito, con amarezza, che a ogni botta d’acqua si rischia il tracollo. Ingenti i danni, in alcune zone si è vissuto il dramma per le case allagate. Meno invasiva dell’altra per estensione, l’alluvione sta facendo soffrire diverse aree e paesi. Per fortuna non si contano vittime, ma la gente è arrabbiata perché occorreva intervenire e curare l’ambiente, i fiumi, gli argini.
Cosa si è fatto? Non basta più cantare Romagna mia, dire “ tin bota” e nemmeno accontentarsi di qualche passerella con promessa di fondi. Ora a ogni pioggia si sta in allerta, quel-la che in questi giorni è passata rapidamente da gialla ad arancione e poi a rossa. Non basta diffondere allarmi meteo, ci vogliono interventi strutturali. Si è così passati dall’estate rovente al freddo e sott’acqua, dai bermuda ai giubboni. Con uno sbalzo anche dell’umore, perché in questa terra accogliente ora c’è rabbia e si accusano i ritardi degli interventi di sistemazione e pulizia dell’ambiente, dei fiumi, delle fogne. L’allarme lanciato dai sindaci ha chiamato ancora una volta alla responsabilità. Le vallate sono state particolarmente colpite, Modigliana e Tredozio, già stremati dalle frane e dal terremoto di pochi mesi fa, nel nuovo dramma rischiano l’isolamento e lo spopolamento come altre aree interne.
Ma anche le città non sono state risparmiate: Faenza, tra le più colpite l’anno scorso, e la frazione Traversara di Bagnacavallo, vivono ore difficilissime. Il pronto intervento dei soccorsi, della Protezione Civile e dei tanti volontari ancora una volta dimostra l’efficacia di una vicinanza e di una solidarietà diffuse. Dove i fiumi, come il Lamone e il Montone, sono esondati l’incubo è stato davvero forte. Il diluvio ha provocato difficoltà alla circolazione, infiltrazioni e danni alle case. Nel quartiere dove abito stiamo ancora cercando di togliere acqua dai garage e dalle cantine e di riparare i guasti provocati da un fulmine. Vi sono stati diversi blocchi di impianti, reti, appuntamenti annullati e persone sfollate accolte in Fiera.
Purtroppo in certi quartieri di Faenza e di Forlì (come quello di San Benedetto), già pesantemente colpiti dall’alluvione scorsa, molte famiglie che avevano appena ricomprato i mobili ora li vedono nuovamente danneggiati e ancora da cambiare, e così pure diverse auto. Ci mancava poi il fulmine che ha divelto antenne tv e sbracato tetti, con l’acqua che è penetrata nelle case danneggiando impianti elettrici, tv, internet. Treni fermi, circolazione stradale in tilt e collegamenti interrotti. I sindaci delle vallate avevano chiesto più attenzione ai loro territori gravemente colpiti lo scorso anno e ora sono messi nuovamente alla prova. Nella Valle del Montone per le frane e il terremoto vi erano già ben otto semafori attivi, ora sarà ancora più difficile raggiungere certe zone. Il vescovo di Faenza-Modigliana, monsignor Mario Toso, ha scritto alla popolazione, i cittadini chiedono di evitare queste catastrofi curando il territorio con la messa in sicurezza della casa comune. I romagnoli invocano che tutto ciò non resti una promessa ma si intraprendano urgentemente le azioni e gli interventi strutturali.
Mentre circolano sui social immagini desolanti di fiumi ingolfati di rami, la politica non può rimpallarsi le responsabilità ma deve intervenire subito per manutentare l’ambiente, perché ciò che non si cura a monte viene poi pagato e allagato a valle. La campagna elettorale per le prossime regionali deve essere l’occasione non per polemiche stizzite, cui i cittadini non sono più interessati, ma per interventi precisi per sanare, curare e fare prevenzione in Romagna, terra che si è sentita a volte dimenticata. A ogni pioggia ora si teme il peggio. Nelle varie province c’è la conta dei danni ma ci si è rimessi subito in moto. Il bel tempo adesso aiuta la ripresa ma i romagnoli non possono essere presi in giro e si attendono risposte e risorse immediate. C’è chi ancora non ha visto un euro su ristori e interventi per i danni dell’alluvione 2023. Una nuova cultura e tanta responsabilità urgono per la nostra terra. Romagna mia... quanto sei bella e fragile! Con l’inizio della scuola anche questa lezione dovrà servire.
*Direttore Ufficio Comunicazioni sociali Arcidiocesi di Bologna e Conferenza episcopale Emilia Romagna