Il direttore risponde. Roma sfregiata, straripante indignazione E ora facciamola diventare «ordinaria»...
Gentile direttore,triste vedere orde di ubriaconi insozzare le strade di Roma e orinare nel salotto della città, impuniti; da piangere. E pensare che la scorsa estate volevo mostrare a mio figlio piccolo e a delle ospiti cinesi la Barcaccia e non abbiamo potuto perché era in restauro. Chissà per quanto tempo il monumento sarà nuovamente inaccessibile a ragazzi come mio figlio e a turisti come le mie amiche venute da Shanghai anche per ammirare le bellezze a cielo aperto della Città Eterna. È sconsolante doversi convincere che non siamo in grado di difendere le nostre ricchezze.Teresio Asola, Torino Caro direttore,sembra che la "civilissima" Olanda non voglia pagare i danni procurati dai suoi intraprendenti cittadini in trasferta romana, perché… devono pagare loro stessi! Ma sul serio? È il Paese che paga, anche per confermare il proprio "onore" nell’ordine internazionale. Poi, regola i conti con i vandali che hanno compiuto azioni illegali (e vergognose) sotto la sua bandiera e naturalmente, con una congrua condanna detentiva (sarebbe il caso parlare di lustri...) e con il recupero di quanto "anticipato" e risarcito per aver fatto violenza a un altro Paese. O le regole per certi "civilissimi" Paesi non valgono? Dobbiamo forse concludere che hanno un rispetto veramente commovente per le "libertà" individuali, senza limiti, ma nessuna capacità di sottolineare la responsabilità nell’azione dei singoli? Certo, per innescare questo meccanismo bisognerebbe che i vandali siano stati giudicati immediatamente (non all’italica maniera...) dai tribunali del nostro mortificato Bel Paese con una pena commisurata alla gravità dell’azione. Ma forse sto sognando!Mario Grosso, Gallarate (Va)
Mi attendevo molte lettere sui purtroppo non incredibili misfatti compiuti dai tifosi olandesi della squadra di calcio Feyenoord nel cuore di Roma e ai danni della famosa “Barcaccia” di Piazza di Spagna, e così è stato. Ne pubblico qui solo alcune, che più riescono a fotografare i diversi stati d’animo, i comprensibili risentimenti e le legittime attese che popolano un vasto sentire comune di sana e vibrante riprovazione. Quella che ha indotto ieri con creativa ironia un artista italiano, Mustafa Sabbagh, a lanciare un “Je suis Bernini” che ha fatto fortuna anche sul web. È proprio questa diffusa e forte riprovazione che soprattutto mi preme. Perché vorrei che fossimo davvero capaci di trasmetterla con continuità ed efficacia ai più giovani, agli scolari e agli studenti, ai nostri figli e ai loro amici… Cioè a coloro che dopo di noi, e molto meglio di noi, dovranno essere i custodi intelligenti, fedeli e creativi di uno straordinario patrimonio di bellezza che è dono di Dio e dell’ingegno dei nostri antenati. Vorrei, insomma, che una vasta, profonda ed esigente indignazione per ogni gesto che sporca e violenta paesaggi, opere d’arte e luoghi di vita del nostro Paese fosse sentimento ordinario e quotidiano, non indignazione straordinaria e intermittente di fronte a clamorose mascalzonate. Assisto da anni, inorridito, in diversi parti d’Italia e con particolare intensità a Roma, tessuto urbano meraviglioso e sfregiato, a una lenta e continua “devastazione banale” per sporcizia, arroganza e ignoranza che è il risultato di un misto di incuria, di indifferenza e di maleducazione delle amministrazioni (e di coloro che in esse lavorano) e di cittadini di ogni età. Contagia anche non pochi turisti d’ogni nazionalità, e non me ne do pace, che qui – senza essere hoolingans – si permettono cose che a casa loro neppure si sognano. Ho avuto la fortuna di essere educato a non gettare neanche una carta in terra. E da qui penso si debba ricominciare. Perché anche la pulizia è contagiosa: a ogni livello, a tanti propositi…