Il direttore risponde. Quei roghi, scandalo intollerabile
Caro direttore,
sono un medico di famiglia. Le scrivo per tornare sul dramma che da circa 20 anni viviamo nell’area a nord di Napoli e che negli ultimi mesi sta assumendo proporzioni catastrofiche: parlo dei roghi tossici. Nella nostra terra quotidianamente (anche più volte al giorno) viene perpetrato un vero e proprio attentato alla salute dei cittadini attraverso l’incendio di materiali tossici (prodotti di scarto dell’industria tessile, pellame, cuoio, amianto, pneumatici) che sprigionano nell’aria materiali nocivi di ogni genere che stanno decimando migliaia di persone (a confronto Fukushima con la sua radioattività è un luogo di villeggiatura e Seveso nel disastro del 1976 fu evacuata per molto meno). Non solo tumori... Tra i miei assistiti ho riscontrato un aumento di malattie dermatologiche e respiratorie, allergie (anche in anziani, mai allergici), malattie della tiroide (anche in adolescenti), broncopatie, malattie intestinali... Stanno violentando la nostra terra, la nostra acqua, la nostra aria e il processo è favorito certamente dalla nostra "indifferenza" e "apatia", ma soprattutto dal vasto disinteresse delle istituzioni, della magistratura, dei mass media. È un continuo scaricabarile. I luoghi dei roghi sono da tempo noti a tutti, e vi è una "ragionevole certezza" anche su mandanti ed esecutori che condividono per uno squallido ritorno economico il tragico destino dei loro conterranei: respirando la stessa aria e mangiando lo stesso cibo, diventano carnefici e vittime nello stesso tempo! Centinaia sono le denunce presentate, le segnalazioni e i tentativi di associazioni, comitati, semplici cittadini di dare voce al dramma che si sta vivendo e se chi di dovere è assente, sono proprio i semplici cittadini, le associazioni e i comitati che stanno provvedendo con forza e determinazione (e in maniera pacifica) a difendere la salute dei propri figli. Gentile direttore, proprio perché «sa indignarsi solo chi è capace di speranza», la prego di continuare a "dare voce" al nostro dramma per ridare speranza a chi oggi si sente abbandonato da tutti! Per questo è importante concretizzare l’appassionata testimonianza di don Peppe Diana: «Per amore del mio popolo non tacerò», ritornando a essere «testimoni credibili di speranza», prima che qualcuno, per la disperazione e l’esasperazione, sia indotto a scegliere comportamenti estremi di autodifesa.
Luigi Costanzo, Frattamaggiore (Na) Caro direttore,le scrivo a proposito dell’editoriale di Maurizio Patriciello apparso il 5 luglio sul vostro giornale. Sono una delle tante cittadine costrette a vivere nella «conurbazione Napoli-Caserta» e costretta a respirare quotidianamente diossina. Voglio ringraziare lei per la sensibilità e lo spazio che sta dando a queste annose e inascoltate problematiche e padre Maurizio che da tempo combatte e soffre con noi. Siamo in tanti ad assistere da anni a questo scempio, impotenti e abbandonati da chi ha promesso interventi e dovrebbe tutelarci. Perdoni lo sfogo, ma siamo stanchi e, cosa orribile, ci stiamo quasi rassegnando a veder morire parenti, conoscenti e amici sempre dello stesso male. Mi associo di cuore all’appello di padre Maurizio: Italia vieni in nostro aiuto! Sperando che attraverso Avvenire l’appello sia raccolto da chi può e soprattutto vuole aiutarci nel porre fine a questa lenta strage. Grazie ancora,
Maria Grimaldiho letto con molta partecipazione l’editoriale di don Maurizio Patriciello, pubblicato il 5 luglio, sul problema gravissimo dei fuochi tossici di rifiuti. È difficile vivere nella vasta area metropolitana a nord di Napoli, una fascia che si estende fino alla provincia di Caserta, una conurbazione densamente popolata dove decine di comuni ormai si intrecciano offrendo un panorama edilizio tutt’altro che "armonico" e avendo ormai come linee di confine solo sottili fasce di suoli e terreni risparmiati da speculazione edilizia e abusivismo. Ebbene proprio su questi suoli, su queste terre spesso trasformate in piccole discariche abusive, si consuma un altro scempio che non ha avuto, sinora, il giusto risalto nazionale che evidenziasse la grande pericolosità per la salute pubblica della numerosa cittadinanza interessata allo sciagurato fenomeno dei roghi tossici. Bruciare rifiuti di ogni genere, spesso anche tossici; bruciarli per farli scomparire, far scomparire tracce, ma anche per liberare spazi dove, poi, depositare altri rifiuti… in un infernale circolo vizioso che dura da tanto tempo, nell’inerzia totale delle tante Istituzioni locali direttamente interessate e responsabili. Fumi tossici, velenosi, che liberati nel vento, depositano polveri velenose su frutta, verdure, pane (spesso venduto abusivamente all’aperto su banchetti improvvisati ai fianchi delle strade ), avvelenano noi, i nostri figli, oltre che quello che mangiamo. Da anni. Da troppi anni. E così assistiamo all’esplosione di patologie tumorali, anch’esse denunciate inutilmente da anni (e qui ho il dovere di citare il lavoro ormai decennale del dottor Antonio Marfella, del polo oncologico del Pascale di Napoli, che strenuamente e cristianamente sta spendendo la sua vita per la salvaguardia della salute nostra e dei nostri figli, documentando scientificamente ma anche lanciando allarmi, denunciando, ogni volta che può e ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare). Desidero quindi ringraziarla per aver dato spazio alla voce di don Maurizio e, attraverso lui, ai tanti che non hanno voce. Ci auguriamo che i cittadini, in prima persona, prendendo sempre più coscienza della gravità di certi comportamenti delinquenziali (il rapporto di Legaambiente sulle Ecomafie, fenomeno che ci riguarda direttamente, è di pochi giorni fa), si coinvolgano in prima persona, si facciano ascoltare innanzitutto "svegliando" dal lungo sonno le Istituzioni perché intervengano tutte con una assunzione di responsabilità forte e decisa. So che vari comitati di cittadini si stanno organizzando a tal fine, arrivando anche a lanciare una petizione popolare al presidente della Repubblica. Don Maurizio ha già fatto molto, ha già fatto troppo direbbe qualcuno che vorrebbe i parroci chiusi nelle loro sacrestie, sordi e ciechi davanti alle piaghe del popolo di Dio. Adesso, però, tocca ai cittadini. A tutti i cittadini, compresi, ovviamente, i tanti "Cristifideles laici". La salvaguardia del Creato e la tutela della salute, nuova, urgente battaglia di tutti ma anche e soprattutto dei cattolici educati e formati dalla Dottrina sociale della Chiesa, che dovrebbe essere di nuovo riscoperta e rilanciata nella formazione cristiana dei credenti. Ne guadagneremmo tutti e tutta la comunità: cristiani migliori e migliori cittadini. Grazie di nuovo per l’attenzione.
Francesco Vitale, Frattamaggiore (Na)
Caro direttore,
abbiamo letto l’editoriale di Maurizio Patriciello sui "roghi tossici" in Campania e abbiamo sentito in cuor nostro il dovere di unirci al suo grido di dolore e di giustizia. La situazione è davvero drammatica. Anche noi viviamo nella zona nord di Napoli e quello che succede sotto i nostri occhi, a qualsiasi ora del giorno e della notte, è uno scempio ambientale che grida vendetta al cospetto di Dio. Ora le stiamo scrivendo e dalla finestra della mia abitazione si vede il fumo nero, assassino che ammorba l’aria. La nostra rabbia più grande è che noi vediamo, denunciamo, ma la gran parte degli amministratori locali fa finta di non vedere. Lo sappiamo, è irragionevole, ma le cose stanno proprio così. È noto ormai, e ce lo hanno dimostrato, che il governo territoriale è completamente indifferente e le popolazioni del territorio sono abbandonate nella rabbia e nella disperazione. Ed è proprio dalla disperazione che si alza il nostro grido di giustizia. Ci rivolgiamo al presidente della Repubblica, anche lui napoletano d’origine, al presidente del Consiglio, a tutti gli enti che hanno competenza e autorità, a garantirci il diritto a "respirare". Tutti sanno che questi roghi sono tossici; che sprigionano quantità di diossina pericolosissime per la nostra salute. L’aspettativa di vita nella nostra zona è scesa a livelli assurdi. Se leggiamo i manifesti funebri, spesso l’età del defunto non supera i cinquanta anni, e tanti di noi muoiono di tumore. Gli studi dell’ospedale Pascale di Napoli hanno accertato che l’impatto ambientale è la prima causa per malattie tumorali nell’hinterland napoletano. Siamo cristiani e ci accomuna la speranza. La speranza che le istituzioni rispondano con coscienza al nostro appello. Grazie direttore, per il vostro serio lavoro e perché come noi, Avvenire, ama la verità.
Luisa Ossolengo, Francesco Celiento, Emilia Scafuto, Franco Novi Augusto Albo, Pina Cirillo, Natalia Celiento, Giuseppe Uccello, Nunzia D’Isidoro, Maria D’Isidoro, Carmine Police, Daniele Police, Assunta Cipolla, Anna Police, Maria Teresa Pagnano, Carmela Cassese, Marianna Palumbo, Diego Antonelli, Francesca Insigne, Salvio Salzano, Michela Palmieri, Maria Laurenza, Anna Benitozzi
Siamo con voi, cari amici. Se la decima parte della scandalosa violenza e dell’insopportabile ingiustizia che, nelle terre tra Napoli e Caserta, state subendo con i "roghi tossici" si fosse verificata e continuasse attorno a Roma o a Milano, i giornalisti avrebbero già mobilitato da un pezzo se stessi e l’opinione pubblica nazionale. E questo, lo ammetto, è un interminabile e intollerabile scandalo nello scandalo. Noi di Avvenire non abbiamo tenuto gli occhi chiusi, ma siamo stati capaci di un’attenzione intermittente. E di questo mi dispiace, anzi di questo mi scuso. Perché penso che voi abbiate ogni possibile ragione, mentre chi non vuol vedere e non sa agire ha ogni possibile torto. La vergogna assassina, per le persone e per i territori, dei "roghi tossici", ha molte facce e diverse cause. E le miopie e le responsabilità sono di più tipi, gravano su chi ha potere, ma non stanno solo in alto. Stiamo cercando di indagare a fondo tutto ciò, e continueremo a farlo. Ma soprattutto continueremo a cercare di amplificare la voce di coloro che, come voi, gridano con dignità e forza che questo scandalo e questa «lenta strage» devono finire. E devono finire subito. Voi dovete fare la vostra parte, ma lo Stato non può e non deve lasciarvi soli.