Il direttore risponde. Ritrovare abilità e sapienza
Gentile direttore,
'globalizzazione', ma chi guarda alla mucca? Si parla di sviluppo, competizione, innovazione, rilancio della produttività... , ma il mondo basterà? Se tutti intendono produrre e commerciare per un mercato globale, io credo che ne otterremo solo un mondo di rifiuti, di obsolescenze, di rese... («vuoti a perdere»). Prendiamo ad esempio la grande distribuzione.
Ormai tutti i mercati si sono omologati nella conservazione, nel confezionamento, nel precotto.
suscitando però alla fine diffidenza, indifferenziazione, scollamento da stagioni, natura, produzione (mucca compresa). Andremo tutti verso il fast food o, specie in Italia, riscopriremo il valore della prossimità, dei prodotti di nicchia? Insomma a predominare sarà il modello della farm americana, la produzione estensiva-intensiva o piuttosto (vedi Einaudi) il podere come ce l’ha tramandato finora la tradizione italiana? Io credo che il primo possa sul momento pretendere di sfamare il mondo, almeno finché duri l’attuale volume del traffici, ma che, non essendo l’energia infinita, sarà bene prepararsi ad altro; alla dimensione localistica; a ritornare, anche per una questione di sicurezza (col cibo non si scherza), a «guadagnarsi il pane col sudore della fronte», propria e non altrui. Nonostante si sia fatto di tutto per distruggere irrimediabilmente l’autosufficienza (si son perse abilità, pratiche tradizioni, conoscenze, specie...), finite le riserve di saggezza accumulate dai nostri antenati, piuttosto che essere schiavizzati dalla globalizzazione, io credo ci convenga tornare (giovani compresi) ad accontentarsi, specie in Italia dove ancora, nonostante i cambiamenti climatici, sole, terra e acqua consentono di godere della vita e del proprio lavoro, magari anche privilegiando la dimensione del tempo e dello spirito. In questo contesto il mondo monastico, l’«ora et labora», può costituire un felice parametro. E, secondo l’altro invito: «quod superest date pauperibus» (ciò che avete in sovrappiù datelo ai poveri), aprire opportunità alla piccola distribuzione, a patto che si privilegino i prodotti locali, stagionali e che si possa, liberi da troppi vincoli, trasformarli, portarli a domicilio, con spirito di confidenza, servizio, fiducia, in relazione anche al progressivo invecchiamento della popolazione.
Carlo Rossi, Firenze