Il direttore risponde. «Voto: una sintesi del meglio». Ma attenti al peggio
Rocco ButtiglioneLorenzo Ria
Conoscevo già, gentili onorevoli, la proposta della quale – da deputati dell’Udc – vi siete fatti portatori in Parlamento. Indica una delle strade percorribili per restituire ai cittadini un giusto ruolo nella selezione dei nostri parlamentari. Non so se sia la più adeguata, ma so che si rifà a un modello importante: quello che ha dato e dà ancora buona prova di sé in Germania. So anche, tuttavia, che nessun modello è perfetto e che ogni Paese (e ceto politico, e corpo elettorale) ha le sue particolarità. Così come so che i legislatori italiani sono chiamati a trovare una soluzione convincente al problema di come far esprimere al meglio la volontà popolare e rifondare il rapporto tra eletti ed elettori in troppe situazioni reso ormai evanescente dal pressoché totale potere di scelta esercitato da ben 16 anni (e non solo negli ultimi quattro…) dai vertici politici dei partiti. Mi limito, qui, a sottolineare che un eventuale matrimonio tra il sistema dei collegi uninominali e quello delle liste bloccate potrebbe unire il meglio dei due metodi di elezione (nessun traffico di preferenze, ancoraggio dei candidati al territorio), ma anche il peggio (mera ratifica da parte degli elettori delle scelte dei capipartito, candidati estranei alle realtà territoriali perché "paracadutati" in esse). Si obietterà: il secondo scenario è un processo alle intenzioni … No, purtroppo, è ciò che abbiamo sperimentato abbondantemente nelle legislature succedutesi dal 1994 in qua, votando – prima – prevalentemente candidati di collegio (designati senza primarie) e – poi – prevalentemente liste di eleggibili preconfezionate e intoccabili (per l’impossibilità di esprimere una nostra preferenza). Mi auguro, perciò, che iniziative come la vostra, cari onorevoli Buttiglione e Ria, e riflessioni utili apparse anche in questa pagina, come quelle di Cesare Cavalleri e del senatore del Pd Stefani Ceccanti, consentano di mettere bene a fuoco i punti chiave della questione e, soprattutto, di risolverla. Mi ripeto, me ne rendo conto, ma non riesco ad accettare l’idea di una democrazia nella quale un pieno e ben regolato potere di scelta dei cittadini sia un problema. Per andare avanti e tornare a credere nella buona politica la nostra gente chiede anche rappresentanti diretti, effettivi e capaci, non solo tutori preoccupati di un qualche, frenante, "non tornare indietro". Buon lavoro, e un cordiale saluto. (m.t.)