Il direttore risponde. Milano, rischi chiari e attacchi folli
Ugo Apruzzese, Milano
Gentile direttore, credo che, per un elettore cattolico milanese, i metri di valutazione debbano essere più di uno. Non esiste, infatti tra Moratti e Pisapia, con i rispettivi schieramenti, un candidato che impersoni in modo completo e inequivocabile i valori cattolici. Coloro che dipingono Pisapia come un terribile 'nemico' sono così sicuri che il centrodestra incarna di più e sempre i 'valori cristiani'?Basta forse il fatto che molti esponenti di quello schieramento abbiano una posizione netta e giustamente non negoziabile sui temi etici (vita, famiglia, libertà di credere ed educare) per far sì che tutto il resto vada in secondo piano? Perché non considerare con la stessa inequivocabile cura e certezza anche altri temi, soprattutto sociali? Non provoca imbarazzo la posizione della Lega su alcuni temi legati all’immigrazione e ai nomadi? E non crea imbarazzo un premier dai discutibili comportamenti e dalle affermazioni gravissime rispetto ad altri organi dello Stato? Non dà imbarazzo ai lettori-elettori di centrodestra neanche l’utilizzo del 'metodo Boffo' (noi lettori di Avvenire sappiamo bene cosa intendiamo) come strumento di pressione politica?Personalmente, anche se non sono un elettore di Milano, proverei meno imbarazzo a votare per lo schieramento guidato da Pisapia che per quello che fa capo a Moratti. E questo senza sottovalutare la diversità di opinioni che ho con Pisapia su temi assai importanti. Il tono della campagna leghista e di settori del Pdl sulla «zingaropoli islamica» è tutto un programma... Sono certo, ad esempio, che il presidente Formigoni è sempre stato troppo intelligente per affermare cose del genere...Dedo Rossi, Luvinate (Va)
Le lettere di questi due amici lettori la dicono lunga sulla complessità della sfida che sta davanti agli elettori milanesi. Una sfida che i toni assunti dalla campagna per Palazzo Marino e taluni personaggi che ne sono protagonisti rendono dura e spigolosa per le coscienze di tutti i cittadini e di tanti cattolici impegnati a vivere seriamente la fede in Gesù Cristo e i chiari valori di riferimento del nostro umanesimo. Tanto per esser chiari: lo scontato abbraccio di Emma Bonino a Giuliano Pisapia e il trionfante preannuncio del ruolo che i radicali intendono giocare, sfruttando alcuni rischiosi capitoli del programma del candidato di centrosinistra, nel nuovo Consiglio comunale di Milano alimentano in me come in tanti elettori milanesi gravissime e più che fondate preoccupazioni. Ma poiché i mal di pancia in questa campagna non vengono mai da soli e per una sola causa, devo dire che ieri mi lasciato letteralmente senza fiato l’editoriale con il quale il direttore del Giornale , ha pensato di tirare la volata al sindaco uscente di centrodestra Letizia Moratti menando fendenti ingiusti e scriteriati contro l’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi.Una cantonata gigantesca, dal punto di vista morale e sul piano politico. Parlo di morale, perché non si possono mistificare le parole di un pastore come il cardinal Tettamanzi e, pur di accreditare suoi presunti silenzi od omissioni – in questo caso sui temi della vita e della famiglia, della lotta alla droga e, udite udite!, dell’«ateismo» –, non si dovrebbe neanche tentare di capovolgerne il limpido magistero e d’ignorarne l’azione pastorale e le inziative di solidarietà. Come quel Fondo Famiglia e Lavoro che, in questo tempo di crisi, ha risvegliato e mobilitato la «Milano col cuore in mano» e incalzato esemplarmente le istituzioni civili, pubbliche e private. Sul piano politico l’autogol è altrettanto evidente. Se c’è – e infatti è emerso – un problema di rapporto tra settori rilevanti del centrodestra milanese e lombardo e parti importanti e sensibili del mondo cattolico, qualcuno si illude davvero di risolverlo attaccando a testa bassa l’arcivescovo Tettamanzi e vibrando, per sovrappiù, come ha fatto appunto il Giornale,stilettate contro il cattolico governatore lombardo di centrodestra Roberto Formigoni? Un antichissimo proverbio, per nulla cristiano, avverte che le divinità accecano o rendono folli «coloro che vogliono perdere». Verrebbe, quasi, da aggiungere una riga: accecati e insensati sono anche i polemisti incendiari che «vogliono far perdere» quelli che dichiarano amici...