Il gesto del Papa e il ruolo dell'Europa. Laviamo il fango della nostra indifferenza
..si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio...(Mc15,33)
Caro direttore,il buio e la notte che accompagnano i giorni della passione prima della Pasqua di resurrezione e che sembrano decretare la vittoria del male descrivono bene le ultime settimane che abbiamo vissuto. Gli attentati terroristici di Bruxelles degli ultimi giorni, con il grido «siamo in guerra» di alcuni leader politici, la chiusura della frontiera dei Balcani e la situazione al confine tra Grecia e Macedonia con alcune migliaia di profughi abbandonati nel limbo della loro condizione di raminghi, il mercanteggiare tra UE e Turchia sul destino di milioni di persone che scappano da guerre e persecuzione, con quei tre miliardi di euro prezzo di sangue che ricorda le trenta monete di Giuda sembrano confermare tutto ciò.
Eppure in questo farsi notte che in fondo esprime lo smarrirsi del senso di umanità della nostra società, si aprono dei varchi di luce, preludio di resurrezione. Uno di questi è la scelta di Papa Francesco di lavare i piedi, per la celebrazione In Coena Domini, ai richiedenti asilo del CARA di Castelnuovo di Porto. Questo è il segno visibile di una Chiesa non ripiegata su se stessa ma china sull'umanità sofferente, segno profetico per una società disorientata, ospedale da campo per soccorrere uomini e donne feriti nella loro dignità. Questo gesto è semplice ma dirompente. Esso ci invita idealmente a considerare quei piedi sporchi di fango di bambini, donne e uomini non un problema loro ma nostro, di Chiesa, di società civile. Lavare quel fango da quei piedi, al di là del valore simbolico per un cristiano, aiuta tutti noi cittadini d'Europa a emergere dal fango in cui rischiamo di impantanarci.Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un deflagrare dell'Unione Europea, non tanto a causa delle bombe dei terroristi ma perché l'Europa ha perso la strada dei diritti e della dignità della persona su cui si fonda, per andare dietro a interessi economici e nazionalistici che l'hanno trasformata da casa comune a fortezza per pochi, da casa dei diritti a castello dei privilegi. Fortezza intorno alla quale stiamo scavando dei fossati in cui chi fugge da violenze inaudite cade e rimane bloccato nel fango. Ma il fango è tutto nostro e rischiamo di sprofondarci come società. L'augurio per questa Pasqua allora è che possiamo, lavando i piedi ai rifugiati, lavare via insieme il fango della nostra complice indifferenza.