Il nodo della «rilevanza» dei cattolici e le possibilità di una proposta ispirata
Le rispondo con franchezza, gentile signor Rizzo: la «presenza di frontiera di un partito di ispirazione cattolica» che lei immagina, auspica e spiega è possibile, ma non probabile. Non allo stato delle cose e di alcune piccole ambizioni in campo. Anche se immagino che un serio tentativo di «connessione» verrà fatto, un po’ per il clima neoproporzionale che è tornato ad aleggiare sul Paese, molto di più per la presenza di soglie di sbarramento elettorali che disincentivano le corse solitarie dei soggetti politici minori, che si sono moltiplicati anche a causa della crisi dei partiti esplosa negli ultimi sette anni. Alcuni di essi sono vivi e vitali, altri sembrano fantasmi che camminano, altri ancora non si capisce da dove siano germinati anche se si capisce sin troppo bene a chi servono. La Politica con la maiuscola, della quale per fortuna si torna a parlare, ha bisogno solo dei primi e senza presunzioni autoreferenziali. Cioè con un’apertura reale a tutto ciò che lievita nella società e nei mondi del cattolicesimo italiano. Infatti, i cittadini-elettori che possono essere definiti "cattolici impegnati" non sono affatto pochi, e sono giustamente esigenti, abituati a opzioni politiche legittimamente diverse a sinistra, a destra o fuori dagli schemi (oltre che a motivati rifiuti dell’attuale quadro partitico). Dunque, dovrebbero avere ottime e solide ragioni, insieme a volti e storie in cui riconoscersi, per farsi "tentare" da una eventuale "offerta" di partecipazione politica così ambiziosa da richiamarsi all’ispirazione cattolica…
Detto questo, penso che sia necessario considerare con attenzione il lavorìo in corso per armonizzare le regole del voto disegnate dalle due sentenze della Corte costituzionale su Porcellum e Italicum, obiettivamente inadeguate a garantire rappresentanza e governabilità e congegnate in modo tale da eleggere con logiche diverse la Camera (dove è premiata la lista più forte) e il Senato (dove possono tornare in scena le coalizioni). Non so a che cosa porterà quel lavorìo, e se porterà davvero a qualcosa. Tuttavia, persino a prescindere da ciò che accadrà negli ultimi mesi della legislatura sul piano delle regole, sono personalmente convinto che la «connessione» non condurrà a molto e non durerà se sarà mirata a realizzare soltanto un "cartello" elettorale di sparse sigle e non, come lei si augura, una coerente convergenza di «diverse energie», una riunione convocata dall’umiltà e dalla attraenza di una proposta che faccia i conti con la realtà a partire da una visione del bene comune basata sull’«umanesimo concreto» che caratterizza la Dottrina sociale della Chiesa e che sia visibilmente contrassegnata dalla rinuncia a posizioni e rendite "feudali" dei capi di partito (o di spezzone di partito) interessati. Altrimenti si tratterà di un "vecchio collage" senz’anima e senza appeal e non di un otre nuovo e utile. Come sa, gentile e caro amico, mi occupo di politica (non solo italiana) e di presenza pubblica dei cattolici da più di tre decenni. Mi piace analizzare fatti e prospettive, ma non ho mai preteso di possedere la sfera di cristallo. E anche questa previsione è semplicemente un ragionamento a voce alta.
Un’ultima nota. Sono persuaso che un cristiano diventa «irrilevante» quando si riduce a "sale" scipito, ma sono certo che il buon sale può dare onesto sapore a qualunque pane. Purché non sia un pane politico avvelenato, cioè irrimediabilmente antiumano e anticristiano. E anche nel tempo presente, come nel secolo che abbiamo alle spalle, vengono purtroppo impastati e smerciati terribili pani avvelenati.