Promesse elettorali. Rifuggiamo i pifferai, servono idee chiare e un «patto» saldo
Caro direttore,
la campagna elettorale è partita e le varie parti in causa hanno iniziato la sfida a colpi di bonus. Promesse che mirano alla presa del consenso da portafoglio che poi rischia di divenire una presa per i fondelli se non si potranno realizzare senza squassare i conti pubblici. Ma il futuro del Paese, il nostro benessere non dipendono da questo. Occhio quindi alle promesse facili, diceva a Pinocchio il saggio Grillo Parlante di Collodi: «Non ti fidar, ragazzo mio, di quelli che ti promettono di farti ricco dalla mattina alla sera. Per il solito, o sono matti o sono imbroglioni». Chiunque governerà dovrà in primis evitare incompetenti sprovvedutezze per non mettere a rischio la stabilità e la ripresa in corso. Onestà e competenza sono la faccia della stessa medaglia. La questione nodale è che la ripresa possa consentire un cambio di marcia per le politiche del lavoro. Anziché qualche euro in più in tasca occorre offrire agli italiani, e soprattutto ai giovani, buone e stabili occupazioni. Bisogna limitare la precarietà che ha consentito alle imprese il massimo della flessibilità e puntare alla massima espansione del lavoro tendenzialmente stabile. Solo così si potrà stabilizzare anche la società e invertire la rotta delle disuguaglianze. Certo, fare ciò è competenza della politica ma non solo. Il Governo può offrire strumenti tecnici e fiscali, può favorire investimenti e attrazione di capitali esteri, ma ciò dev’essere di un progetto che coinvolga tutte la parti in causa, imprenditori e parti sociali. Occorre un “Patto sociale per il rilancio del lavoro”. Le imprese chiedano cosa reputano necessario ma si impegnino a destinare parte dei proventi alla crescita occupazionale. Questo è ciò che conta per i buoni e duraturi conti di tutti. Altra questione connessa è il rilancio politico per una Europa unita, coesa e solidale proprio per rilanciare il lavoro e reggere le sfide internazionali a partire dai fragili equilibri del Mediterraneo. L’annunciato patto di maggiore sinergie tra Francia e Spagna con l’impegno dei rispettivi Parlamenti è una buona notizia in generale, ma al contempo un campanello d’allarme per l’Italia. Non ci possiamo permettere di rimanere marginalizzati. Siamo uno dei grandi Paesi fondatori e presidiamo il vasto fronte mediterraneo ed è quindi interesse di tutti concertare insieme le azioni per migliorare gli assetti e il peso politico dell’Europa. Inoltre l’annunciata graduale diminuzione di acquisti di Titoli di Stato da parte della Bce comporta una politica finanziaria adeguata onde evitare ripercussioni telluriche. Gli epicentri ovunque avvengano ormai determinano forti scosse per tutte le economie. Piedi per terra e viste acute sono qualità più che mai necessarie di buone classi dirigenti. A noi elettori il compito di non farci ingannare dai pifferai, e di scegliere bene.