Opinioni

IL DIRETTORE RISPONDE. Riforme: o si cambia o si cambia

Marco Tarquinio mercoledì 8 maggio 2013

Caro direttore,la vicenda delle numerose commissioni speciali per le riforme costituzionali, variamente denominate nel tempo, ci fa prevedere che anche l’ultima, denominata Convenzione, servirà – mi permetto una citazione doc – a «tirare a campare» per evitare di «tirare le cuoia». Dubito altrettanto della validità del termine di diciotto mesi, evocato dal nuovo presidente del Consiglio, per verificare se questo Parlamento ha davvero come obiettivo il bene dell’Italia o, appunto solo il «tirare a campare». Mi sembrerebbe più appropriato un disegno di legge costituzionale di iniziativa del Governo che modificasse la Costituzione per la parte necessaria a stabilire che il voto sulla fiducia al Governo stesso è compito della sola Camera dei deputati e non anche del Senato, collegato a un disegno di legge, che modifica di conseguenza la legge elettorale. La volontà di attuare davvero le riforme sarebbe così facilmente comprensibile per tutti gli elettori.Alberto Tomat

Non sono pessimista come lei, caro signor Tomat. Come ho detto e ripetuto più volte, prima e dopo le elezioni di febbraio, spero che nella classe politica e nelle attuali assemblee parlamentari sia finalmente maturata la consapevolezza della vera e propria "urgenza democratica" di avviare un processo riformatore che riequilibri il nostro sistema istituzionale e amministrativo e, al tempo stesso, riconcili i cittadini con la politica dei partiti (che sono strumenti democratici essenziali e come tali devono tornare a essere sentiti e riconosciuti dalla gente). Penso anche che tutto ciò – nuova legge elettorale, taglio serio e non propagandistico e autolesionista dei costi della politica, revisione dell’attuale bicameralismo con conseguente riduzione dei parlamentari – che qualcuno non ha voluto sinora fare per amore, potrà essere realizzato per forza e, persino, per interesse. Perché? Perché ho la sensazione che molti politici ed esponenti dell’attuale classe dirigente abbiano ormai capito che "o loro cambiano sistema e legge elettorale, o sistema e legge elettorale cambieranno loro". Nel senso che i cittadini, pur con le brutte regole che ci sono, hanno già cominciato a "licenziare" non pochi dei vecchi e insopportabili protagonisti della partita della politica... Conto perciò, come tantissimi altri italiani, che il Parlamento della Repubblica usi bene e alacremente i mesi di lavoro che gli stanno davanti. Ma, visti e considerati i deludenti precedenti, convengo con lei, caro amico, che il suo metodo riformatore "minimalista" e d’emergenza, che assegna un ruolo decisivo e non solo propulsivo all’esecutivo guidato da Enrico Letta, potrebbe rivelarsi utile. Non è certo per caso che il Governo di larga coalizione s’è dato un ministero per le Riforme e l’ha assegnato a una personalità del calibro di Gaetano Quagliariello, uno che alle riforme ci crede davvero e che – per come lo conosco – ha un’idea al tempo stesso realista e alta del compito che potrà e dovrà impegnare le forze di maggioranza e, sperabilmente, anche di opposizione.