Il direttore risponde. «Rifiutato, separato, riconciliato... 8 anni per tornare a fare famiglia»
Caro direttore,
ho 51 anni e ho sempre creduto nella famiglia. 17 anni fa mi sono sposato e dopo alcuni anni è arrivato un figlio. Purtroppo di lì a poco ho subito anche la separazione, messo alla porta da mia moglie perché «non più innamorata» di me. Separazione con 3 anni di doloroso calvario giudiziale. In questi anni, nonostante tutto, ho sempre creduto nel valore del Sacramento matrimonio e ho deciso di rimanere fedele non riaccompagnandomi, in questo sono stato sicuramente sostenuto da Dio anche attraverso le persone dell’associazione Famiglie separate cristiane a cui appartengo. Ritenevo tuttavia che la fedeltà sarebbe rimasta una bandiera personale forse insieme a quella di altre persone che la pensavano come me. Invece, a 8 anni dalla separazione, è accaduto quello che non mi aspettavo: mia moglie dopo un suo personale cammino di sofferenza ha ricominciato a ricevere i Sacramenti, poi mi ha chiesto di perdonarla e poco dopo mi ha chiesto di riunificare la famiglia. Così abbiamo fatto con l’immensa gioia di nostro figlio oggi tredicenne. Mi sono accorto come questa riunificazione ci ha rinnovato completamente, cancellando tutto il male di tanti anni di lacerazione. Forse è difficile capire se uno non ci si trova, ma mi creda quello che umanamente appariva impossibile è accaduto. Caro direttore, per anni ho sentito persone che mi dicevano di “rifarmi una vita” e persino sacerdoti che mi parlavano di “evidenti elementi di nullità” del mio matrimonio, ma io – nonostante l’amarezza la sofferenza e anche la rabbia, della mia condizione – in cuor mio sapevo che il mio matrimonio era vero… E questo non per ragioni passionali o di sopravvissuto sentimentalismo, ma per quell’Amore che c’era stato donato il giorno del matrimonio e che è rimasto vivo perché quel Dono non dipendeva né da me né da mia moglie. In tanti anni di appartenenza all’associazione Famiglie separate cristiane ho potuto constatare che ogni caso è storia a sé, e non esiste una soluzione comune a tutti i problemi di coppia e tantomeno si può giudicare alcuno... Una cosa, però, possiamo farla: metterci davanti a noi stessi e anche davanti alla nostra debolezza e chiederci onestamente se il nostro agire è desiderio di fedeltà a Cristo o nostra convenienza umana, questo sì che lo possiamo fare e come cristiani mi permetto di dire dovremmo farlo tutti, in tutta la Chiesa. La saluto cordialmente
Fabio Bernardini