Il direttore risponde. Ribaltone mai. Colpo d'ala sì
Enzo Sibilia, Baldissero Torinese
Mi pare di capire, caro signor Sibilia, che lei nutre due preoccupazioni. La prima riguarda, qui e ora, la sorte del governo scelto dagli elettori due anni e mezzo fa e per il quale lei auspica stabilità nell’attuale difficile congiuntura economico–finanziaria. La seconda concerne la perdurante mancanza di appropriate norme anti–ribaltone che, al di là della presente contingenza, impediscano giochi di Palazzo e, appunto, ribaltamenti della volontà popolare. Sono comprensibili entrambe. Riguardo alla possibilità di una formalizzazione della crisi di governo che è già in atto, io credo che nella situazione attuale dell’Italia una disordinata corsa alle urne sarebbe rischiosa e credo anche che soluzioni basate su “governicchi” (cioè sulla resistenza tout court di un governo visibilmente azzoppato o sulla costruzione di un governo raffazzonato che metta insieme – per polemica o interesse – diverse e non componibili minoranze) risulterebbero quantomeno problematiche. Serve un colpo d’ala e una generosa dose di lucidità, e la politica – quando tende a essere anche arte del bene comune e non solo partita di potere – di questo deve essere capace. Quanto alle norme anti–ribaltone, sono d’accordo con lei: sono opportune, anzi a mio giudizio assolutamente necessarie. Il ribaltone è il capovolgimento dell’esito delle elezioni, che nel 2008 ha illuso noi cittadini di aver contribuito a scegliere non solo un Parlamento ma anche, fra tre alternative, un programma di legislatura, uno schieramento politico e un capo della coalizione. E per quanto sia «legittimo» a Costituzione vigente (per questo le norme a hoc dovranno avere rango costituzionale) e risulti impraticabile solo se le forze parlamentari in campo lo rendono tale, è e resta un evento traumatico, che offende la volontà espressa dagli elettori e incattivisce enormemente la dialettica politica. Ma, soprattutto, anche per le convulsioni che lo accompagnano, accresce la distanza e la disistima della stragrande maggioranza dei cittadini nei confronti di chi guida i partiti e siede nelle Istituzioni. Scriviamo, e io personalmente sostengo, tutto questo da anni (e mi meraviglia che qualcuno abbia provato a farci affermare più o meno il contrario...). La storia della cosiddetta Seconda Repubblica porta purtroppo i segni dei ribaltoni già realizzati o tentati, e sono cicatrici amare. (mt)