Rivoluzione cristiana e tempi nuovi. Resurrezione e rinascimenti
«Questo è il pane disceso dal cielo... Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6,58-59). Così Gesù preparava la gente al frutto della Pasqua. Un cibo per la vita eterna sarebbe stato il Suo corpo risorto. Una cosa impensabile, assurda, mai vista né sentita prima, proibita dalla Legge, scandalosa per le persone pie che l’avevano seguito. Che il Corpo di un uomo diventasse pane e quel pane diventasse lievito nel corpo degli altri di una vita infinita, senza più limiti, e che tutto sarebbe accaduto soltanto per Amore. Gli stessi suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può davvero crederci?» (6,60).
A dispetto di tanti che ancora pensano che la fede cristiana sia roba per vecchi, fascio di pregiudizi atti a frenare il progresso, parole intraducibili nel lessico della realtà attuale, fin dalla lallazione il cristianesimo è, invece, dirompenza, novità sconcertante, complessa, sfidante, destinata, quindi, a far paura e a provocare, insieme agli entusiasmi, anche resistenze e rifiuti. Proprio con la Resurrezione di chi chiamava sé stesso: «Figlio dell’uomo», il cristianesimo diede il colpo fatale a un mondo antico che fu soppiantato da un cambiamento d’epoca, simile a quello che viviamo oggi. Un trauma benefico alla storia che aveva fretta di aprire il futuro. Ma che non tutti compresero, nemmeno quelli che dissero di essere suoi discepoli. Molti temettero la novità forse per paura o perché, accettandola, avrebbero perduto dei privilegi. Chissà.
La Resurrezione è enorme provocazione a scomodarsi, è una innovazione trasversale – come si diremmo oggi – che coinvolge ogni aspetto della vita umana.
La Resurrezione scuote le radici, è la prova più grande della fede. Recentemente il Vaticano ha istituito la “Fondazione Renaissance” con sede presso la Pontificia Accademia per la Vita. Essa vede coinvolti i più grandi partner del mondo nel settore tecnologico – come Microsoft e Ibm – ma anche la Fao e rivela come la Chiesa abbia intenzione di assumere un ruolo di primo piano nel dibattito sull’etica dell’intelligenza artificiale. Un fatto molto significativo che merita di essere messo in evidenza. Mentre, infatti, molti governi – e i loro mezzi di stampa – si occupano spesso di cose irrilevanti che portano i lettori a voltarsi indietro, con una iniziativa come la “Renaissance” la Chiesa mostra la volontà di guardare avanti e mettersi al passo con i tempi molto più di quanto non capiti ad altre agenzie culturali o politiche in Italia e nel mondo. Il nome scelto, poi – Rinascimento – lascia intuire un cambio di postura della Chiesa rispetto al Rinascimento cinquecentesco quando il Vaticano accolse a piene mani le forme dell’arte, ma chiuse le porte alla scienza.
Pur essendo Copernico un canonico agostiniano, fu per ragioni etiche e bibliche che le sue teorie astronomiche non furono accettate. Ma oggi la Chiesa parla un’altra lingua.
Don Andrea Ciucci – direttore di “Renaissance”– intervistato sui rischi dell’intelligenza artificiale che potrebbe sostituire del tutto il cervello umano sostiene che, però, essa è una grande chance che non possiamo perdere. Certo, essendo un campo di innovazione trasversale è ovviamente complessa quindi anche pericolosa. Ma può essere fatta per il bene, per venire in soccorso a donne, uomini e ai più poveri e questo è, in fondo, il vero compito della Chiesa.
E proprio perché l’accesso e la fruizione di questa intelligenza può accrescere il divario tra chi può e chi non può, tra giovani e vecchi, tra ricchi e poveri, è necessaria una algoretica: la scienza consigliata da papa Francesco che designa la riflessione etica sull’algoritmo e tutto ciò che v’è dietro. A dispetto di chi ancora pensasse che la Chiesa cattolica opponga la fede alla ragione, la scienza alla superstizione, la novità alla tradizione, suonano davvero profetiche le espressioni di don Ciucci quando dice: « Il futuro è già qui»! E ci interpella. Un fervore nutrito di fiducia come la corsa che animava le donne il giorno dopo il Sabato.