Il direttore risponde. Responsabilità e senso del futuro
Giuseppe Barbanti, Venezia Mestre
Le manovre di aggiustamento dei nostri conti pubblici, caro signor Barbanti, non sono iniziate adesso e non finiranno nel 2014. Ora, siamo al cospetto di un’altra programmazione triennale, più dura ma simile a quelle che sono state fatte negli anni scorsi e che stanno già dispiegando i propri effetti. L’ultima di queste manovre, lo scorso anno, ha previsto e imposto tagli cospicui e sacrifici come sempre male accolti ma, poi, sopportati fin troppo bene da un sistema Paese che – in tanti settori, da parte di tante persone e della stragrande maggioranza delle famiglie – dà ben più di ciò che riceve da chi amministra la cosa pubblica.Certo, paradossalmente nulla è più ballerino dei numeri delle manovre finanziarie di casa nostra. Persino gli addetti ai lavori più attenti e preparati li citano con cautela. E anche per quanto riguarda i tre prossimi anni le "quantità" continuano a oscillare. Tuttavia, secondo proiezioni piuttosto attendibili, le manovre messe in cantiere dovrebbero stabilizzarsi secondo questo programma: 40 miliardi per il 2012 (tra vecchi e nuovi interventi), circa 48 per il 2013, attorno ai 20 per il 2014. Tutt’altro che una cura all’acqua di rose o solo rinviata al futuro. Vedremo tetti e articolazioni definitive, ma c’è ovviamente motivo per tenere gli occhi aperti.Una cosa mi preme, però, tornare a sottolineare. Trovo infatti che dalla sua lettera emerga, oltre a un comprensibile accento polemico, uno spirito seriamente positivo, quello proprio di chi ha l’idea di un «bene più grande e di tutti» (noi cattolici lo chiamiamo «bene comune») che va perseguito con chiarezza, tenacia e capacità di coinvolgere parti politiche e cittadini. Di questo – oggi ancora più di ieri e almeno quanto domani – c’è bisogno, anche per la vorace pressione esercitata contro l’Italia da quanti continuano a giocare e a speculare sulle nostre vere o presunte debolezze. Non è un appello figlio di una visione "consociativa", come si usa dire in modo dispregiativo, ma la riaffermazione di un dovere di responsabilità e di corresponsabilità, pur nella distinzione dei ruoli. Credo, perciò, e mi ripeto, che sarebbe importante dare seguito concreto alle buone intenzioni manifestate in tal senso da importanti voci di maggioranza e di opposizione. Così come credo, e anche questa è tutt’altro che una novità, che gli indispensabili risparmi debbano essere accompagnati da "investimenti" mirati. Il primo dei quali è e resta, a nostro giudizio, il ripensamento del sistema fiscale italiano secondo una logica finalmente amica della famiglia.Marco Tarquinio