Incontro a Sassari. Responsabili e vittime di violenza oltre la retribuzione del male
Un murale a Belfast
Provengono da luoghi differenti, sono donne e uomini di varie età, che parlano lingue diverse. Le loro storie sono incommensurabili. Che siano insieme è molto strano e improbabile: agli occhi dei più la loro vicinanza è impossibile, il loro stare accanto affettuoso e cordiale è impensabile. Per taluni la loro prossimità è urticante, scandalosa e persino ingiusta. In comune infatti non hanno niente: anzi, sono l’opposto di chi ha affinità elettive. In comune, però, a ben guardare e a vederli insieme, hanno tutto: condividono la vita e la morte che – a causa degli uni e malgrado gli altri –, separandoli, li hanno uniti.
Vengono dall’Irlanda del Nord, dai Paesi Baschi, dall’Italia, da Israele e Palestina: sono responsabili e vittime di atti di violenza politica. In qualche caso, sono i responsabili e le vittime diretti, in altri i cammini della violenza agìta e subita si sono intrecciati altrimenti. Insieme a loro ci sono dei giovani: qualcuno è figlio di una delle (contro) parti; loro, ragazzi innocenti che sono venuti dopo, si trovano segnati dai fatti di prima e dalle conseguenze intergenerazionali del male commesso e patito. In comune, oltre alla vita e alla morte, tutti loro hanno anche il desiderio ardente di giustizia e la scoperta che nel dialogo proprio con l’'altro difficile' – e con l’altro più difficile – si possono trovare risposte importanti, significative e vitali a domande spinose, terribili e necessarie. In comune, queste persone hanno il coraggio di aver compiuto – e di compiere di nuovo, ogni volta – l’esodo richiesto a chi vince le certezze coltivate nell’ostilità e, disarmandosi, interrompe il circolo vizioso della violenza, dell’odio e della vendetta, mettendo un freno anche alla legittimazione della giustizia come restituzione del colpo e retribuzione del male. Costoro hanno trovato – citazione testuale – l’antidoto al «veleno invisibile, ma potente» della «disumanizzazione» di sé e degli altri, della disumanizzazione delle vittime da parte dei colpevoli, della disumanizzazione dei colpevoli da parte delle vittime.
Sui loro incontri sono stati scritti dei libri: per esempio 'Il libro dell’incontro per l’esperienza italiana' (Saggiatore, 2015) o ' Los ojos del otro' – gli occhi dell’altro – per quella basca (Sal Terrae, 2013); l’esperienza israelo- palestinese è raccontata da due testimoni dirette in 'Le nostre lacrime hanno lo stesso colore' (Edizioni Terrasanta, ), mentre lo scrittore Irlandese Colum McCann ha dedicato al Parents Circle israelo- palestinese il bellissimo 'Apeirogon' (Feltrinelli, 2020). Sui loro incontri sono stati realizzati anche film e documentari: ' One Day After Peace', per esempio, o 'Maxiabel'. Ma vederli di persona insieme – nordirlandesi, baschi, italiani, israeliani e palestinesi – è un’altra cosa. Se ne sono accorti tutti al convegno del Forum Europeo sulla giustizia ripa- rativa che si è tenuto alla fine di giugno a Sassari. Grazie all’impegno e al contributo dell’Alta Scuola 'Federico Stella' sulla Giustizia penale dell’Università Cattolica, la comunità riparativa mondiale è entrata in contatto con l’'Incontro degli Incontri': è questo il nome che abbiamo dato a una iniziativa spontanea che, dal 2019, raccoglie alcuni partecipanti a dialoghi riparativi provenienti da quei luoghi e storie così diversi, nata dallo scambio e dall’amicizia tra mediatori penali italiani, baschi, nordirlandesi e ai contatti di lunga data che l’Alta Scuola ha con il Parents Circle israelo-palestinese.
Così, a Sassari, centinaia di persone da oltre quaranta Paesi hanno incontrato l’incontro: hanno avuto esperienza diretta del fatto compiuto di persone nemiche tornate a rispettarsi e a vivere insieme in pace – in qualche caso persino a volersi bene – a valle di azioni orrende. La divisività del male non ha avuto, nel caso di questi testimoni, la parola ultima e definitiva.
Come raccomandato dalle fonti normative internazionali, l’incontro e il dialogo liberi e volontari tra le parti opposte (non la riparazione di per sé) caratterizzano la giustizia riparativa. 'Partecipare insieme attivamente' (così i Principi Base dell’Onu) è la cifra della giustizia riparativa. Chi il reato ha unito, la giustizia punitiva separa; chi il reato ha separato, la giustizia riparativa unisce, lungo un itinerario mai imposto, bensì aperto al possibile e capace di adattarsi (ma potremmo dire: aggiustarsi) alle esigenze di tutte le persone coinvolte. Negli schemi di decreti attuativi della riforma della giustizia penale, al vaglio del Governo tra gli affari correnti, rientra infatti anche la disciplina organica della giustizia riparativa. Durante il turno di presidenza del Consiglio d’Europa, lo scorso dicembre l’Italia ha promosso la Dichiarazione di Venezia sul ruolo della giustizia riparativa in mate- ria penale approvata all’unanimità dai Ministri della Giustizia di tutti i Paesi membri. La giustizia riparativa è una «giustizia convincente» per «esperienza», ha detto infatti in più occasioni la Ministra della giustizia Marta Cartabia.
Il messaggio esemplare dei testimoni dell’'Incontro degli Incontri' ci cattura e persuade. Sarebbe troppo facile, però, rimanere semplici, seppure convinti, 'spettatori'. Ora che siamo divenuti testimoni a nostra volta di questi dialoghi, sapremo metterci in cammino verso il nostro 'altro difficile', chiunque sia? Sapremo prendere esempio dai partecipanti all’'Incontro degli Incontri' e compiere il nostro esodo personale, incamminandoci nell’ignoto che è portatore della speranza- certezza di luoghi dove abitare insieme ai nemici? Sapremo, nelle piccole faccende quotidiane come nelle grandi vicende geopolitiche del mondo, contribuire al disarmo del dolore, della rabbia e dell’ingiustizia? Sapremo sostenere, con la nostra approvazione e la nostra cura, chi sta compiendo i passi improbabili e impensabili, ma concreti e reali, di riconoscimento dell’umanità e della dignità inalienabili di ogni persona? Anche della persona a cui si fa del male, anche della persona che sta facendo il male?
La storia dell’'Incontro degli Incontri' è al suo inizio: chi ne fosse rimasto persuaso è atteso per fare esperienza del seguito. Un cammino che continua e al quale siamo invitati a partecipare.
Docente di Giustizia riparativa, Università Cattolica del Sacro Cuore