Il direttore risponde. Regole, rispetto e stile da ritrovare
Gentile direttore,
ai tempi dell’inchiesta Mani Pulite io, come la maggior parte degli italiani, plaudimmo. Finalmente la giustizia faceva il suo ingresso fra gli intoccabili: i politici. Ci sentimmo un poco più italiani, perché la giustizia era uguale per tutti. Quella storica pulizia sembrò nettare le mani della politica e porre le basi di un Paese più civile. Io personalmente non feci caso al fatto che non tutte le mani sporche erano state lavate, e che il secondo partito italiano, il Partito comunista era stato appena lambito dall’inchiesta, e ne era stato fatto uscire senza troppo clamore; il "compagno Greganti" non parlò e non si insistette più di tanto. L’odierna atmosfera politica sembrerebbe riecheggiare quella di venti anni fa. Un presidente del Consiglio al centro di molteplici inchieste giudiziarie che promettono di infilzarlo come un pollo. Intorno, i media legati alla sinistra che ne gridano le nefandezze. Mancano solo le monetine di craxiana memoria. C’è tuttavia qualche differenza: allora si trattava della sottrazione di fondi pubblici per uso personale e dei partiti, oggi la giustizia cerca di guardare soprattutto nel buco della serratura di un uomo politico per metterne alla berlina le deprecabili umane debolezze. Questa operazione che dovrebbe avere lo scopo di pretendere una maggiore moralità personale da parte dei politici, che dovrebbero essere di esempio per tutta la popolazione, ha, a mio parere, una debolezza di fondo. La platea di accusatori che lanciano invettive moralizzatrici è costituita fondamentalmente da individui che hanno combattuto e vinto per introdurre l’aborto e il divorzio in Italia, che attaccano continuamente la famiglia tradizionale, che plaudono a una vita sessuale senza condizionamenti e obblighi di responsabilità. Sono gli stessi che venti anni fa restarono fuori da Mani Pulite. In tutto ciò si tenta di arruolare la Chiesa cattolica, per altro in altri contesti continuamente dileggiata e accusata di interferenze, nel tentativo di pubblica lapidazione. Bisognerebbe ricordare a costoro, gentile direttore, che i governi, in democrazia, li eleggono i cittadini tramite elezioni. Cordiali saluti.
Giuseppe Cacioppo, Sciacca (Ag)