Opinioni

Il caso della scuola di Torino e non solo. Ragazzi e smartphone: ripartiamo dal buon senso

Gigio Rancilio giovedì 5 novembre 2015
Come si usa uno smartphone? Ecco: se avessimo davanti i 22 ragazzi della scuola media di San Francesco al Campo, nel Torinese, sospesi – alcuni per un giorno e la maggior parte solo per alcune ore – gli faremmo innanzitutto questa domanda. E la faremmo anche a quei genitori che sono accorsi in difesa dei loro figli, definendo eccessiva la decisione della preside e accusando la scuola di aver guardato nei telefonini degli alunni, violando la privacy dei ragazzi. Perché in questa vicenda, dove degli alunni hanno filmato i professori coi cellulari e li hanno derisi su Whatsapp (per di più durante le ore di scuola), la cosa che emerge con più forza è la loro evidente mancata conoscenza di quel potentissimo mezzo che è uno smartphone.Saper accendere un telefonino e sapere tutto sull’ultima app o su come si usa Whatsapp, non significa infatti sapere come si usa correttamente. Quando gli adulti di oggi erano bambini, i loro genitori gli insegnavano che non si usa l’asciugacapelli se si hanno i piedi bagnati o a mollo nell’acqua della vasca da bagno. Oppure che non si mettono le dita in una presa elettrica se non si vuole finire fulminati. Tra loro c’erano pochissimi elettricisti, eppure quei consigli hanno salvato decine di giovani vite. Nascevano dal buon senso e dalla pratica quotidiana. Ecco, se vogliamo (ri)partire col piede giusto dobbiamo (ri)cominciare da qui. Innanzitutto smettiamola di delegare solo alla scuola e agli esperti certi insegnamenti. Facciamoli pure i seminari e le lezioni sull’uso dei media e sulla privacy. Ma i genitori si ricordino che non occorre saper usare uno smartphone, conoscere i social e tutte le "app" per dare consigli utili in merito. Così come non occorre essere un avvocato esperto di diritto sulla privacy per insegnare ai figli quali sono i confini che non vanno oltrepassati. Basta ripartire dai consigli delle nostre mamme, ormai diventate nonne, nate e cresciute senza che esistessero gli smartphone: rispetta se vuoi essere rispettato; non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.Deridere un professore via Whatsapp, fotografare compagni e compagne in pose magari "hot" o farsi selfie volgari non c’entra nulla con l’essere "tecno" o "moderni". C’entra moltissimo – e soprattutto – con l’essere educati. Alla vita e all’uso corretto degli strumenti.