Opinioni

«Quoziente familiare»: parole attese, fatti di più

Marco Tarquinio sabato 8 ottobre 2016

Gentile direttore, noto da tempo che non esiste richiamo che scuota gli esponenti politici italiani sino a convincerli della improrogabilità del passaggio a una autentica politica familiare. Eppure mi compiaccio di vedere in controtendenza titoli e interventi del suo giornale, anche con l’invocazione di una «politica familiare a 360 gradi». In particolare – sul piano pratico – ho trovato efficaci le osservazioni del recente editoriale di Francesco Riccardi sulle scelte previdenziali «non convincenti» del Governo (“Avvenire” del 29 settembre 2016). Usa parole serie e opportune per invitare a smuovere le acque stagnanti dell’economia e per uscire dalla palude dei parametri 'individuali', usati sistematicamente dai nostri politici. Definisce controproducente, e stupido continuare a considerare come unico parametro il reddito personale al posto di quello familiare, che è invece equo, ponderato e in analogia con quello di altri Paesi europei. Controproducente perché il mancato riferimento al reddito familiare è la palla al piede della nostra politica economica. Costituisce una grave remora alla ripresa dei consumi, con riflessi negativi di vario tipo: dalla denatalità, all’invecchiamento della popolazione, al mancato rilancio dell’economia, alla riduzione del tasso di disoccupazione giovanile oggi davvero patologico. Proseguite, mi raccomando, questa battaglia culturale e informativa fino al ritorno a una politica che – in attesa dell’arrivo del mitico quoziente familiare – incominci a ridare consistenza almeno agli assegni familiari, svalutatisi nel tempo perché rimasti invariati...

Bruno Mardegan, Milano


Grazie per l’apprezzamento, gentile signor Mardegan. I miei colleghi e io siamo impegnati da molti anni a dimostrare, e documentare, su queste pagine la necessità e l’opportunità di una svolta filo-famiglia nelle politiche sociali e fiscali del nostro Paese e non ci facciamo demotivare neanche dalla vasta e tenace sordità di tanti interlocutori politici e dalle insufficienti e intermittenti risposte date sinora. Continueremo, non dubiti. Torno, per intanto, a prendere buona nota del pubblico impegno di un capo di governo. Matteo Renzi ieri mattina ha dichiarato a “Radio anch’io” su RadioUno Rai che a proposito di tassazione il vero «punto è intervenire sul “quoziente familiare”. Ci stiamo lavorando, ci sarà un segnale in questa legge di stabilità, ma sarà poco più che un segnale. Nel 2018 ci sarà un intervento più complessivo». Ieri sera, poi, sono circolate alcune cifre e in particolare la stima di un impegno da circa 400 milioni di euro per dare sostegno a nuclei familiari «da due figli in su» in difficoltà economiche anche se non sotto la soglia di povertà. Si tratterebbe di un assegno modulato sulla base dell’Isee. Vedremo. Che un premier parli apertamente di una forma di “quoziente familiare” è certamente un segnale importante. Ma che alle parole seguano finalmente i fatti è molto di più: è decisivo.