Questi mesi per dire che futuro pensiamo. I compiti dell’ultimo scorcio di legislatura
Caro direttore,
finalmente è comincia la pausa estiva. Anche noi parlamentari che prendiamo sul serio il mandato degli elettori ne avevamo davvero bisogno dopo il tour de force di queste ultime settimane. Pausa di riposo, dunque, ma soprattutto pausa di riflessione. Uno dei temi che seguo con più interesse è quello che riguarda la responsabilità dei cattolici nell’impegno politico. Sia che si parli di nuove povertà e di immigrazione; di scuola e di sanità o ancora di economia e di società. Ma restano al centro della mia riflessione i temi della vita e della famiglia, sui quali il contributo di 'Avvenire' è davvero insostituibile. È vero che non ci sono formule precostituite, perché la politica richiede quella capacità di mediazione che è frutto della prudenza tipica del buon governo. Ma ci sono princìpi e valori, che non possono essere travisati in forme di falso buonismo o di tolleranza relativista.
Ricordo quando la visione demografica di una certa politica tacciava di egoismo e di incoscienza le famiglie numerose, colpevoli di consumare le risorse alimentari che avrebbero dovuto essere destinate a risolvere il problema della fame del mondo. Oppure più recentemente quando si tentava di far passare per umana pietà la soppressione di bambini nati con una qualche disabilità. La liberalizzazione delle droghe – a cominciare dalla cannabis, che è solo un inizio – è propugnata dai fautori di una liberalismo a oltranza, ed è tra le proposte calendarizzate per settembre. Siamo, così, sospesi tra preoccupazioni e un impegno forte e concreto, coerente con la dottrina sociale della Chiesa, a favore di politiche di lavoro e di welfare, mai le une senza le altre, perché sappiamo bene che i poveri li avremo sempre tra noi.
La dignità del lavoro, sia quello per i giovani che quello per le persone grandi, resta una chiave di volta dell’intero sistema sociale, se davvero vogliamo ricordare quel che dice la Bibbia, che l’uomo è stato creato per lavorare, e quel che dice la nostra Costituzione, che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro. Eppure le nostre politiche lavorative non hanno dato i frutti sperati e la disoccupazione giovanile resta una piaga gravissima, mentre troppi imprenditori attuali stentano a creare posti di lavoro si mostrano assorbiti da una logica di profitto. La scuola nonostante rappresenti un sistema che include scuola statale e scuola paritaria, ha tenuto quest’ultima sospesa fino all’ultimo giorno di lezioni prima di farle avere quanto dovuto ed esplicitamente promesso. Eppure i genitori hanno il diritto a scegliere per i propri figli il modello formativo che preferiscono, sia in chiave di proposta valoriale positiva, che per evitare alcuni approcci ideologici che vanno perfino contro il buon senso e il senso comune. Penso ad esempio all’appiattimento delle identità genitoriali del padre e della madre.
Fare politica da cattolici nei prossimi sei mesi, ultimi della XVII legislatura, significherà non trincerarsi in un silenzio di comodo e lasciar ben chiaro che modello di legislatura voglio al prossimo giro, proprio per aiutare i cittadini tutti, in particolare quelli che hanno ancora il legittimo orgoglio di definirsi cattolici, a scegliere logiche e prospettive coerenti con la loro storia e la loro speranza di una società migliore, più giusta. 'Avvenire' in questo senso è e può esserlo sempre di più una tribuna super partes stimolante e rispettosa dei vari punti di vista, purché si sia chiari nelle proposte e le si sappia declinare fino in fondo con tutte le conseguenze che ne derivano.
*Deputata della Udc