Quell'«intenzione» trasversale per una politica che lavori alla pace
Caro direttore,
dopo il dibattito in Parlamento sulla guerra in Ucraina, assume una certa rilevanza l’iniziativa trasversale di alcuni parlamentari, volta a presentare una mozione unitaria per impegnare il Governo a sostenere in Europa una linea che favorisca la fine del conflitto. Massimiliano Romeo (Lega), Maurizio Gasparri (Fi) della maggioranza e Graziano Delrio (Pd), Stefano Patuanelli (M5s) delle opposizioni, ai quali si aggiunge un politico dalla lunga storia di destra che oggi non siede in Parlamento, l’ex ministro ed ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, vorrebbero una posizione più attenta a ricercare soluzioni diplomatiche rispetto al continuo e indefinito invio di armi. Finalmente si cerca di rappresentare quella parte maggioritaria di cittadini che, pur non essendo ideologicamente pacifisti e condannando senza riserve l’aggressione della Russia all’Ucraina, vogliono evitare a ogni costo il rischio di un conflitto nucleare mondiale. Diversi opinionisti, intellettuali e politici, che su questioni complesse hanno sempre evidenziato tesi molto articolate, ora sulla guerra sono diventati dogmatici, insofferenti a qualsiasi dubbio sull’efficacia di una strategia che ha come obiettivo la vittoria armata sul campo.
Bruno Cassinari, Piacenza
Se sono rose fioriranno, gentile e caro amico, purtroppo però qui non si tratta di giardinaggio, ma di una guerra in sanguinosa e devastante escalation. Per ora c’è un’intenzione non una mozione, ma lei fa bene a sottolineare il fatto nuovo che anch’io sto seguendo con attenzione e quasi con sollievo. Questa possibile e trasversale convergenza destra-sinistra potrebbe dare finalmente corposa “rappresentanza politica” ad attese, preoccupazioni e indignazioni dei tantissimi italiani (comunque la maggioranza, secondo i sondaggi che si susseguono da mesi) contrari alla logica e alla pratica della nuova “guerra dei mondi” a partire dal tragico teatro bellico d’Ucraina, logica e pratica che – come lei ricorda – invece trovano un’adesione persino entusiastica di gran parte della politica e del mondo dei media. Anzi, non solo entusiastica e dogmaticamente bellicista, ma anche aggressiva nei confronti dei non allineati. Del suo ragionamento, caro Cassinari, apprezzo tutto tranne un’espressione, quella che lei dedica agli «ideologicamente pacifisti». Preferisco anch’io parlare di “operatori” o “costruttori” di pace, di nonviolenti, di obiettori alla guerra e agire (e pensare, e dibattere e scrivere) di conseguenza, ma visto e considerato che si vuol fare del termine “pacifisti” un insulto, indosso volentieri pure quella maglietta e lo faccio senza alzare le mani, in nessun senso. Meno che mai ideologico. Una maglietta che anche stavolta come per le guerre d’Iraq, del Kossovo e di Siria (tutte iniziate e mai finite) ha i colori dell’arcobaleno e ha su scritto “pace” e insieme, idealmente, tutte le “parole bianche” del Papa, unica voce alta e limpida di fede e di umanità nel frastuono delle armi e delle parole esplosive di troppi potenti.