Opinioni

Il direttore risponde. Quelle cronache sugli invalidi

Marco Tarquinio sabato 3 marzo 2012
Gentile direttore,
constato con rammarico che continua la triste campagna denigratoria contro gli invalidi.
Radio, tv e giornali non fanno altro che riportare notizie di falsi invalidi e di truffe varie per percepire indebitamente agevolazioni, sostegni o ausili. È giusto che certi elementi scorretti vadano scovati e puniti in modo esemplare, perché sono un danno per le casse dello Stato.
Quello che è ingiusto, anzi direi altamente scorretto anche da un punto di vista professionale, è il fatto di dare le notizie in un verso solo. In questo modo si vuole far passare un messaggio unico e instillare nella popolazione una certa logica. Quale logica?
Quella che l’invalido è un parassita, un peso un elemento di cui bisogna disfarsi per avere una società più snella e più evoluta economicamente. Qualcuno potrebbe dirmi che non è vero. Allora perché non si è parlato adeguatamente del signore di Dalmine accusato di essere un falso cieco e invece risultato essere realmente non vedente? Perché non si dice chiaramente che i dati più volte riportati, secondo i quali un invalido su quattro è fasullo, non sono reali? Perché non si parla mai delle numerose visite di controllo a cui gli invalidi si devono sottoporre che hanno attestato la vera disabilità del paziente? Nulla di tutto ciò. Allora come si può dire che l’informazione dei media sia completa? Forse si vuole far passare il messaggio che le proposte di tagliare l’indennità di accompagnamento o di assoggettarla a un tetto di reddito sono giuste e doverose?
Sinceramente mi sorge proprio questo dubbio.
È una forma di messaggio subliminale. «Se vuoi essere un cittadino evoluto devi mettere gli invalidi sulla graticola». Terribile! Mi ricorda la mentalità di certi regimi totalitari di cui tutti si scandalizzano o fanno finta di farlo. Invito tutti a fare un’informazione costruttiva e non di parte e a tutelare le categorie che effettivamente sono più svantaggiate.
Andrea Bianco, Bolzano
 
La sua amarezza è evidente, gentile signor Bianco, forse un po’ eccessiva ma, devo dire, non immotivata. Attento però a non compiere la stessa operazione di cui si duole: non tutti i mass media informano male e maliziosamente sulla questione delle invalidità vere o fasulle. Certo non si lavora in modo così approssimativo e dannoso ad Avvenire. Lo testimoniano anni di resoconti e di inchieste e un serio (e piuttosto conosciuto e riconosciuto) impegno per tutelare i veri disabili dall’assedio dei falsi invalidi e dalle piccole e grandi angherie di una burocrazia a volte ottusa. Detto questo, colgo quello che percepisco come il senso accorato e autentico della sua lettera-appello: uno sprone a essere più attenti, più corretti e più rispettosi delle persone (soprattutto, come lei dice, di quelle «più svantaggiate»). Penso anch’io che non lo si sia mai abbastanza sia sui giornali sia nella vita quotidiana.