Appello a Mattarella. Quelle quattro occasioni che non possiamo mancare
Caro direttore,
anche attraverso il suo giornale vorremmo rivolverci direttamente al presidente Sergio Mattarella. Desideriamo dirle, gentile Presidente, quanto contiamo su di lei, in quanto figura di garanzia nel delicato momento che avvia la campagna elettorale per il voto di settembre; ma soprattutto perché lei non ha mai mancato di evidenziare il livello di fiducia e di aspettative che ripone nella partecipazione dei cittadini sia da singoli sia quali componenti di organizzazioni e di soggetti collettivi.
In questa lettera vogliamo parlarle di quattro occasioni che rischiano di essere sprecate. E lo facciamo per salvare il salvabile in alcuni casi o per evitare che alcuni importanti obiettivi, che sembravano molto vicini, possano essere aggirati ed elusi. Si tratta di questioni e temi diversi, ma tutti caratterizzati dal fatto di essere oggetto di proposte sistematiche e condivise da un novero quantitativamente e qualitativamente rilevante di soggetti civici, e che hanno incontrato attenzione da tutte o da molte istituzioni e forze partitiche; eppure che rischiano di essere travolte dai diktat dell’audience o dell’ideologia, soprattutto in questo periodo di campagna elettorale.
La prima occasione mancata sarebbe quella di non liberare tutti i bambini dalle carceri italiane: ci siamo andati tanto vicini – con l’approvazione della legge alla Camera e il passaggio al Senato che ci auguravamo potesse essere agile – che davvero sarebbe inaccettabile non chiudere bene questo brutto capitolo. Sarebbe bello se la prossima legislatura, qualunque sarà il suo segno dominante, inaugurasse il percorso con una norma di attenzione ai bambini. Sarebbe degno di un Paese evoluto, e coerente anche con le posizioni di quelle forze politiche che rivendicano nell’essere donne e mamme alcuni dei propri riferimenti identitari.
La seconda occasione persa sarebbe non investire, attraverso l’istituzione di uno ius scholae o ius culturae, sulle tante ragazze e sui tanti ragazzi italiani in tutto, tranne che per il riconoscimento della loro cittadinanza italiana. È una misura promossa da tutte le organizzazioni della società civile, ma anche, nella sua formulazione ultima arrivata al dibattito parlamentare, sostenuta trasversalmente da molte delle forze politiche. Sarebbe una misura di giustizia verso le persone, e che rivelerebbe l’intelligenza di un Paese che, dopo aver investito su quelle persone, mette a frutto il suo investimento anziché sprecarlo. Sarebbe una misura appropriata anche in tempi di inverno demografico come quello che caratterizza il nostro Paese, sceso per la prima volta nel 2021 sotto la soglia dei 400mila bambini nati.
La terza occasione persa sarebbe mancare l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza in sanità, fermi al 2017, oltre che l’investimento sui Livelli essenziali delle prestazioni sociali come perimetro per garantire a tutti i cittadini del nostro Paese le stesse condizioni: una democrazia che riconosce il diritto alla salute come tutela degli individui, oltre che della collettività, non può, signor Presidente, sopportare che vi siano cittadini di serie A e cittadini di serie B, che alcuni possano godere di servizi e prestazioni di cui altri neppure conoscono l’esistenza. Quando si parla di regionalismo differenziato si farebbe bene a perseguire l’idea di una solidarietà differenziata per e fra Regioni, e non di spinte autonomistiche, specie dopo quello che il governo della pandemia dovrebbe averci insegnato. Anche in questo caso non si tratterebbe di una solidarietà pelosa, ma di una visione strategica perché per un Paese complessivamente forte bisogna guardare il Nord dal Sud, il centro dai margini, le città dalle aree rurali.
Infine, Presidente, la quarta occasione sprecata sarebbe la mancata approvazione di una riforma per la popolazione anziana non autosufficiente, in un Paese dove si prevede che nel 2050 1 persona su 25 sarà affetta da demenza. Per questo con una cinquantina di soggetti della società civile abbiamo costruito una proposta sistematica per una riforma attesa dagli anni Novanta e finalmente prevista dal Pnrr, che, per la forza e l’organicità dei contenuti, ha incontrato l’interesse delle forze istituzionali. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, i Ministeri competenti hanno lavorato anch’essi a un disegno organico che abbiamo la speranza abbia colto molti dei nostri punti qualificanti. Noi esigiamo che questa proposta non si blocchi, che sia approvata dal Consiglio dei ministri e sottoposta al lavoro del prossimo Parlamento. È possibile anche in un periodo di transizione come questo, poiché si tratta di una Riforma per la quale il Pnrr indica la scadenza della primavera 2023.
Pensiamo e contiamo sul suo sostegno Presidente – che lavorare su tali questioni significhi liberare il futuro da un pezzo di ipoteca del presente.
Segretaria generale di Cittadinanzattiva