Quelle porte devono restare aperte e la rete della solidarietà va sostenuta
Caro direttore,
domenica scorsa, 29 dicembre, “Avvenire” aveva in prima pagina l’appassionato commento del collega Mira (https://tinyurl.com/ristonco) sulla vicenda del ristorante-pizzeria della Nuova Cucina Organizzata di Casal di Principe e sulla storia di Peppino e dei suoi colleghi, che il 7 gennaio si troveranno senza lavoro. In questi ultimi 40 anni, i Peppini che ho conosciuto sono usciti dai ghetti dove erano rinchiusi, alcuni addirittura erano lager (anche se venivano chiamati manicomi), sono andati a scuola (prima c’erano le famigerate scuole speciali), sono andati a vivere con altri, perché famiglia è pure questo, e lavorano, finalmente lavorano come spera di continuare a fare lui. L’Italia, da nord a sud, nelle città come (e a volte persino di più e meglio) nei piccolissimi paesi, è piena di queste storie, che testimoniano il livello di civiltà e di umanità che fa del nostro Paese un modello per il resto del mondo. Lo so, lo sento, la storia della Nco campana troverà presto una soluzione. Io, caro direttore, nel frattempo metto a disposizione anche angelipress.com, l’agenzia sociale che quest’anno compie vent’anni e le trasmissioni che mi onoro di condurre su RadioRai GrParlamento e che sono un microfono aperto per raccontare e spesso risolvere, vicende come questa, e pure la nuova serie di "OancheNO2", su Rai2, che - come scrisse lo straordinario collega Loris Mazzetti - «fa parte di quelle produzioni che ridanno l’onore alla Rai». È bene che si comprenda che "Avvenire" non è da solo in questa sua bella battaglia, ma rappresenta una forza che si moltiplica attraverso i giornalisti di buona volontà che lavorano non solo in grandi e importanti testate, ma pure in piccole e piccolissime redazioni (come per esempio è la mia) e che sono tutti i giorni di tutto l’anno in prima linea, nonostante condizioni economiche precarie e spesso correndo rischi davvero grandi. Insieme a loro, ecco i nostri "pulcini", per esempio, i ragazzi di Radioimmaginaria, o quelli un po’ più grandi, gli studenti della rete Eurofonica di cui il bravissimo Antonio Megalizzi faceva parte.
Sì, perché se non è raccontato, e se non è raccontato bene, in una società dello spettacolo come la nostra, questo mondo non esiste e non può fare sentire il suo peso. Eppure di tratta di una forza rivoluzionaria che ci ha permesso di cambiare pacificamente da qualche mese, quello che i sociologi chiamano il sentiment di una nazione che nella prima parte del 2019 aveva vissuto come incatenata a cattivi pensieri e, di conseguenza, a cattivi comportamenti. Dal nostro mondo, dal Terzo settore, sta rinascendo un Italia nuova, giovane, piena di voglia di cambiare in meglio la vita di tutti, e che parte proprio da ragazzi come Peppino e da altri giovani che lavorano con lui e per lui; non è un caso che pure le Sardine "fondatrici" provengano da esperienze simili. Ma le porte vanno forzate un po’, perché non bastano la buona volontà e i buoni sentimenti e soprattutto non va bene l’improvvisazione che, come in politica, può creare danni gravi. Il nostro mondo - che quest’anno avrà un riconoscimento importante, perché il 2020 si apre con Padova Capitale Europea del Volontariato - ha bisogno, anzi, pretende, competenza, professionalità e sostegno politico. Le due personalità più amate - il Santo Padre e il presidente Mattarella - lo hanno ben compreso, e hanno scelto di veicolare i loro messaggi attraverso le donne gli uomini e le storie protagoniste di queste realtà, piene di grazia e di bellezza. L’ultima domenica del 2019 è anche stata, per la liturgia, la festa delle famiglie cristiane: e allora, caro direttore, permettimi di ricordare le madri caregiver e tutti i familiari-assistenti che attendono (da quattro Governi ormai) una legge di regolamentazione del mestiere più impegnativo del mondo... Se nell'anno che è appena cominciato la legge arrivasse, beh, potremmo davvero sperare che il 2020 diventi «un anno bellissimo».
Grazie, cara amica, per la convinta e argomentatissima condivisione dell’allarme che una settimana fa abbiamo lanciato con altrettanta convinzione e argomentazioni ugualmente serrate. L’abbiamo fatto per scuotere i distratti e gli indifferenti e per sfidare chi ha potere a fare la cosa giusta. C’è infatti da scongiurare la chiusura per inerzie amministrative pubbliche e per intollerabili ritardi nella ripartizione di fondi dovuti, di una bellissima esperienza di lavoro e di solidarietà: la Nco – Nuova Cucina Organizzata – una di quelle realtà cooperative che “convertono” il male in bene proprio dove è più difficile farlo (questa Nco, ha capovolto la cupa narrativa legata a quella stessa sigla che per i più evocava solo la fazione camorrista, un tempo dominante, guidata dal boss Raffaele Cutolo). Su beni confiscati ai camorristi gli amici della Nco di Casal di Principe stanno costruendo assieme e a favore di persone come Peppino, cioè di nostri concittadini più deboli e vulnerabili, un’alternativa totale alla malavita e all’esclusione. Nel corso della settimana che si conclude oggi, oltre alle voci della rete di informazione alternativa che tu citi e che spesso ci fa sentire meno soli nelle nostre disarmate “battaglie” contro l’ingiustizia, se ne sono accorti altri mass media nazionali (venerdì sera un bel servizio è andato in onda anche nel principale telegiornale italiano, il Tg1 delle 20). Dunque, cara Paola, mi sembra del tutto sensata la tua previsione di una svolta possibile, propiziata anche da un’informazione precisa e tempestiva. A maggior ragione perché la regione Campania – ne abbiamo dato conto su “Avvenire” di sabato (https://tinyurl.com/ristantic) – ora si sta finalmente impegnando per spezzare la spirale che ha portato alla crisi di importanti pezzi del Terzo settore campano. Entro dopodomani, martedì 7 gennaio, è attesa da Napoli una risposta concreta e risolutiva alla Nco e alle realtà nelle stesse condizioni. Insomma: vedremo, e sapremo, presto. E speriamo di poter scrivere altrettanto presto che una vasta e solidale maggioranza ha realizzato anche il tuo secondo auspicio: una legge che tuteli il prezioso lavoro di genitori e altri familiari caregiver (ovvero di coloro che accudiscono persone care che non sono in condizioni di autosufficienza).
Grazie ancora, cara collega. Sei convinta quanto me che le porte che non possono essere chiuse, per citare l’augurio in forma di titolo che avevo scelto per il coinvolgente editoriale di Toni Mira, devono continuare a essere tenute aperte da chi non è disposto a cedere a indifferenza e rassegnazione. Ma questo non accade senza impegno e senza fatica, anche da parte di chi fa il nostro mestiere di giornalisti. Buon lavoro, allora, agli amici della Nuova Cucina Organizzata e a chi ha in mano la soluzione del rebus, ma anche a te, ai tuoi collaboratori e a noi tutti.