Opinioni

L'ingiusta penalizzazione degli invalidi totali. Quel quoziente familiare applicato al contrario

Francesco Riccardi sabato 12 gennaio 2013
Il 'regalino', inaspettato e avvelenato, è arrivato alla vigilia del brindisi di Capodanno. Con una circolare (la 149 del 28 dicembre 2012), infatti, l’Inps ha comunicato che da quest’anno il limite di reddito oltre il quale gli invalidi civili al 100% perdono il diritto alla pensione dovrà essere calcolato non più solo sui redditi personali, ma sulla base di quelli coniugali. Per godere dell’assegno mensile di 275,87 euro, quindi, gli invalidi totali e i rispettivi coniugi non dovranno avere entrate superiori ai 16.127,30 euro l’anno. Basterà perciò che, nella coppia, il marito (o la moglie) guadagni più di 1.200 euro al mese perché la persona totalmente inabile venga privato della sua fonte di reddito, diventi ancora più dipendente e solo per la sua disabilità.
L’Inps ha motivato il cambiamento rifacendosi a una sentenza della Cassazione del febbraio 2011. Le associazioni dei disabili e i sindacati hanno già protestato, mettendo giustamente in rilievo, tra l’altro, la discriminazione tra una forma e l’altra di invalidità, visto che la pensione per i ciechi assoluti e i sordi viene ancora subordinata al solo reddito personale. Ma quel che rende davvero insopportabile, oltre che ingiusto, il provvedimento è la scelta di applicare una sorta di quoziente familiare negativo, al contrario, ad alcuni tra i soggetti sociali più deboli. Ai fini fiscali, infatti, il reddito familiare non viene mai considerato e lo Stato tassa il singolo contribuente non tenendo (quasi) in alcun conto se e quanto il coniuge guadagni o quanti figli debba mantenere. Se però si tratta di riconoscere alla persona in difficoltà un contributo si devono invece sommare i redditi e viene fissato un tetto piuttosto basso oltre il quale non esistono più diritti. Insomma, se lo Stato deve prendere guarda al singolo senza degnare d’uno sguardo la situazione familiare in cui si trova, se invece deve concedere qualcosa, allora allarga la visuale ai legami familiari ed essere coniugato diventa addirittura una penalizzazione.
Una doppia prospettiva che assomiglia molto a una doppia morale. Com’è lontana la Francia dove, più o meno negli stessi giorni, la supertassa del 75% veniva bocciata dalla Corte costituzionale prima di tutto perché – essendo un’imposta sui redditi personali – creava discriminazioni tra famiglie con pari entrate complessive, ma distribuite in maniera diversa fra i componenti. Perché il riferimento, Oltralpe, resta sempre il nucleo familiare nel suo complesso. Quella sì, égalité .