Quel duro confine nei Balcani e il «servizio pubblico» reso da noi e dalla Rai
Gentile direttore,
ho visto un servizio a Tv7 sulla prima rete Rai, i reporter hanno sfidato il freddo polare e la polizia croata per raggiungere il “bosco degli orrori” al confine con la Bosnia. E allora chiedo a lei, direttore, come sia possibile che a pochi chilometri da noi, dall’altro lato dell’Adriatico, si consumi una tragedia per centinaia di immigrati nel silenzio dei più. È l’inferno dei disperati, resistono nascosti sotto alberi ghiacciati riparati da tende marce di fango. Sono arrivati da lontano con nulla addosso, alcuni nemmeno le scarpe. Molti sono partiti dall’Afghanistan o dalla Siria, Paesi segnati dalla guerra e ormai senza pace. Sono fuggiti dalla povertà o dalla violenza, hanno percorso un cammino lunghissimo. Ma si sono fermati lì, nel bosco dell’orrore al confine tra la Bosnia e la Croazia. Non li fanno passare ma anche tornare indietro è impossibile. Nel buio, la telecamera illumina visi di bambini con la faccia da adulto, se ne stanno ad aspettare mentre la scabbia gli mangia la pelle. Non li fanno passare ma loro ci riprovano: lo chiamano “game” il tentativo di superare le barriere poste dalla Croazia ma non ci riescono quasi mai e spesso vengono picchiati dalla polizia di confine. I volontari che cercano di portare aiuto e viveri vengono ostacolati e anche minacciati. Questo trattamento dura da mesi, qualcuno si trova lì da un anno. Come è possibile?
Gian Luigi Monari Genova