Il direttore risponde. Quel dimenticato popolo di Giugliano Chi ha poteri e doveri intervenga adesso
Caro direttore,
sento che, ancora una volta, "Avvenire" è chiamato a dare voce a chi voce non ha. Abbiamo celebrato domenica scorsa la Giornata per la vita. La vita è un dono immenso, unico, irrepetibile. Nei confronti della vita ogni uomo, come Mosè sul monte, deve togliersi i calzari e avanzare lentamente. Già altre volte ho avuto modo di accennare a un fatto dal sapore quasi disumano che si consuma a Giugliano. Come tu e i lettori di "Avvenire" ben sapete, in questa cittadina alle porte di Napoli e in diocesi di Aversa, lo scempio ambientale è stato di dimensioni disastrose. Proprio a Giugliano, infatti, si trova la cosiddetta "area vasta" la zona cioè dove insistono diverse discariche di rifiuti industriali talmente pericolose che hanno fatto dire al geologo Giovanni Balestri che il peggio in questa parte della Campania non è ancora avvenuto, ma si avrà verso il 2060, quando i veleni che continuano a sprigionarsi dai rifiuti industriali avranno raggiunto la falda acquifera. Il Commissario della Resit, il dottor Mario De Biase, ebbe modo di affermare pochi mesi or sono che lo scempio è tale da non farlo dormire di notte e che – secondo lui – la situazione è paragonabile solo al disastro di Chernobyl. Ebbene, direttore, la cosa più grave, di cui si parla tanto poco e tanto male, è che a ridosso della Resit sorge un campo rom con una popolazione di circa 400 persone di cui la maggior parte bambini, adolescenti o giovani mamme. È qualcosa di inconcepibile, credimi. Queste persone sono costrette a respirare da mattina a sera i miasmi puzzolentissimi e velenosi che si sprigionano da quei terreni avvelenati. Noi, gente amante della vita, abbiamo il dovere di liberare questo popolo e di aiutarlo a trovare una sistemazione più dignitosa e sicura. "Avvenire" ha già scritto tanto anche su questa vicenda, ma ti chiedo di richiamare ancora una volta l’attenzione di tutti sui rom di Giugliano. I loro bambini vanno tutelati, come tutti i bambini di questo mondo. Se continueranno a vivere su quella discarica, sono destinati ad ammalarsi e a morire in breve tempo. Noi cristiani non possiamo permetterlo. Benedico te e i tuoi lettori.
padre Maurizio Patriciello