Il ministro Brunetta ha detto su alcuni giornali di ieri che a fronte dell’emergenza sociale sul tema lavoro e rischio povertà la Chiesa potrebbe fare di più. Se in queste parole c’è un invito a darsi da fare maggiormente, lo si accoglie con sincero ascolto. Ci mancherebbe. Ognuno oggi, nella situazione in cui siamo, è invitato dai fatti a spendersi un po’ di più per i bisognosi. Ma se le parole del ministro volevano essere una sferzata alla Chiesa, o una risposta all’iniziativa milanese del cardinale Tettamanzi quasi a volersi ' riprendere' in modo un poco brusco una presunta esclusiva sul tema - beh, allora c’è qualcosa da puntualizzare. Non solo perché non si capisce che senso possa avere in un momento come questo di necessaria coesione sociale aprire da parte di un esponente del governo inutili schermaglie con la Chiesa, tanto basate su vaghe proposizioni quanto lontane dalla vita e dagli interessi reali dei cittadini. Ma anche perché se qualcuno dice che da un altro si aspetta ' di più' si presume che abbia ben conoscenza della misura dell’impegno altrui. Se no, quell’espressione ' di più' suona strana e mistificatoria. Tanto è vero che riferendosi alla recente iniziativa dell’Arcivescovo di Milano di istituire un fondo speciale di sostegno per famiglia e lavoro la liquida presentandola in modo superficiale e tendenzioso. Credo che pochi - forse anche tra i ministri - abbiano l’idea di quanto la Chiesa italiana stia facendo in campo sociale. Con grandi progetti, con iniziative speciali, e attraverso la carità quotidiana, punto di speranza e di conforto per milioni di persone nel Paese. Nel nostro giornale proprio oggi il cardinale Bagnasco offre qualche elemento per una maggiore comprensione. Ma lo possono vedere tutti, in ogni città o paesucolo d’Italia, dove si rivolgono le persone in difficoltà: le file fuori dalle Caritas, dai Banchi di solidarietà, dalle parrocchie e nei tanti luoghi dove laici impegnati gratuitamente offrono il loro tempo per farsi carico - spesso nella assenza di interventi dello Stato. Ripeto, se l’invito è un sincero incoraggiamento allora figuriamoci se dopo l’alto segnale del Papa non si accoglie quello di un ministro. Ma non si possono accogliere su questo campo inutili polemiche. Per rispetto dei cittadini bisognosi innanzitutto, ai quali delle frecciatine velenose sull’uso dell’ 8 per mille interessa poco, anche perché loro sanno - come tutti coloro che non hanno abdicato al buon senso - che la carità e l’impegno sociale lungo i mille rami della presenza cattolica in Italia preesiste e motiva la parte di contributo che gli stessi cittadini scelgono di dare con quella scelta di destinazione fiscale. E non viceversa. Che poi dal ministro Brunetta venga un rilievo alla Chiesa circa una presunta eccessiva cura della propria immagine, beh, francamente fa sorridere. In ogni caso alla Chiesa italiana non interessa certo alimentare polemiche tanto vaghe quanto sterili. I fatti parlano da soli, ed è da essi, dalla vicinanza alle tante, crescenti situazioni di difficoltà a cui è costantemere vicina, che essa trae l’invito a non diminuire l’impegno. Il Papa puntualmente e senza timore né volontà di rimproverare nessuno ha invitato tutti a essere uomini fino in fondo, e dunque attenti al bisogno. Sono quelle le parole che davvero contano, non certo le estemporanee battute di un politico in cerca di applausi.