Opinioni

L'Europa e le sue scelte tra calcoli e rischi. Quei profughi ostaggi tre volte

Paolo Lambruschi martedì 19 maggio 2015
Alla fine l’Unione Europea ha ritrovato l’unità davanti alla sola prospettiva di  scovare e bombardare i “barconi”, progetto non molto chiaro e forse inutile per debellare il traffico di esseri umani tra l’Africa del Nord e il Vicino Oriente e l’Europa. E tutto questo mentre si sfalda come neve al sole il primo risultato positivo da anni in campo di politica migratoria comune, il passo avanti verso l’«equa accoglienza» dei profughi, ripartiti per quote tra i vari Stati membri della Ue, compiuto appena pochi giorni fa. Per il via all’escalation anti– scafisti tutto è rinviato al 22 giugno, sempre che nel frattempo il Consiglio di Sicurezza dell’Onu dia il via libera a un’operazione militare qualificata come esclusivamente navale. E questo fa temere, nelle more delle decisioni, un ulteriore intensificarsi delle partenze e dei rischi di perdite di vite umane.Dunque, nonostante a Bruxelles si sia arrivati con grave ritardo ad affrontare la questione dei “viaggi della speranza” che si trasformano in tragedie, sono le logiche politiche interne a prevalere rispetto al bene comune e alla vita delle persone costrette a migrare. Non si spiega altrimenti la rottura dell’asse Mediterraneo sulla ridefinizione delle quote di profughi sbarcati che si sta consumando da un paio di giorni, con il retromarcia prima dei socialisti francesi, preoccupati di contenere il Front National di Marine Le Pen, e poi dei popolari spagnoli, in un Paese che sta andando a un incertissimo voto amministrativo. Sullo sfondo, sempre, le manovre del premier britannico Cameron, che ha da tempo avviato un’offensiva contro quella che definisce senza troppi giri di parole l’«invasione» dei migranti sui barconi. Del resto il governo conservatore di Londra si è opposto con tenacia a “Mare Nostrum” e a ogni altra forma di salvataggio in mare da ben prima che il Governo Letta inaugurasse la stagione di un coerente e benemerito impegno italiano.  Cameron non vuol neppure sentire parlare di “quote”, soluzione rispetto alla quale si è dichiarato indisponibile. E non è certo un caso che dai mass media britannici continuino ad arrivare inquietanti indiscrezioni su presunte infiltrazioni di terroristi. Certo nessuna persona sana di mente oggi è in grado escludere tale possibilità. Tant’è che il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha spiegato come la nostra intelligence abbia da tempo drizzato le antenne. Ma è altresì vero, nonostante le urla di politici xenofobi che alimentano paura e sospetto nell’opinione pubblica, che finora gli attentati sul suolo europeo sono stati compiuti da persone in apparenza integrate e spesso nate nel Paese dove hanno colpito.Cameron è anche colui che sta giocando con determinazione sul tavolo del Consiglio di Sicurezza per arrivare al via libera alla missione contro le navi degli scafisti. Opzione sulla cui utilità molti avanzano dubbi. Il primo è che i trafficanti riescano comunque a reperire nei Paesi confinati, come Egitto e Tunisia, sempre muovi barconi. Il secondo, molto più grave è che i mercati di esseri umani “usino” ancora più cinicamente i profughi.  Infatti, con questa missione la Ue rischia di rendere i profughi ostaggi tre volte. La prima volta, ostaggi delle guerre, dei dittatori e dei terroristi dai quali fuggono rischiando la vita (pensiamo solo a Siria, Iraq ed Eritrea). La seconda volta dei trafficanti senza scrupoli che lungo le rotte africane e in Libia arrivano a torturare, mutilare e violentare senza pietà uomini e donne, detenendoli in condizioni inumane, pur di realizzare un qualche guadagno. La terza volta, trasformandoli in scudi umani su barconi e gommoni.  Non tutti gli scafisti e le organizzazioni che trafficano sono legate allo “Stato islamico” in Libia, ma certo nessuno di loro si farebbe scrupoli davanti all’uso più cinico di donne e bambini innocenti, possiamo esserne certi.  Si può dunque dire che, purtroppo, anche ieri, la Ue non è andata alla radice del problema. C’è però andata vicino, rafforzando la presenza in Niger di forze sotto bandiera con le stelle d’Europa in Niger. È questa la chiave giusta, capace di aprire le porte dei famosi “corridoi umanitari” e che consente di presidiare le rotte delle migrazioni forzate e di allestire campi di raccolta e di riconoscimento, dove con l’Acnur, si possano vagliare storie e situazioni e poi decidere chi ha diritto a ottenere in Europa l’asilo garantito dalle leggi che le nazioni europee si sono date e i trattati che hanno accettato. Questione di umanità, e di legalità.